«Nulla è più potente per il tuo futuro che l’essere un raccoglitore di buone idee ed informazioni. (J. Rohn). / Stranamente, non abbiamo mai avuto più informazioni di adesso, ma continuiamo a non sapere che cosa succede. (Papa Francesco). / Per me l’uomo colto è colui che sa dove andare a cercare l’informazione nell’unico momento della sua vita in cui gli serve. (U. Eco). / Per avere in mano la propria vita, si deve controllare la quantità e il tipo di messaggi a cui si è esposti. (C. Palahniuk). / La credulità del pubblico è diventata una risorsa economica. (W. Berry). / Imparare è un’esperienza; tutto il resto è solo informazione. (Einstein). / Quando le informazioni mancano, le voci crescono. (Moravia)».
L’essermi trovato a parlare di “libri” e di “carta stampata”, mi ha invogliato a scambiare qualche chiacchiera familiare sulla mia esperienza di “corrispondente/ pubblicista” di varie testate giornaliste a vari livelli. La sorte mi ha visto impigliato nel mondo dell’INFORMAZIONE dall’estate del 1947 a oggi e qui mi limito a raccoglierne soltanto l’eco di quanto è rimasto in me, ben lungi dal dissertare sull’INFORMAZIONE soprattutto con riferimento alla situazione attuale: argomento tutto in discussione. Per quanto mi riguarda mi rifaccio a un’asserzione che trovo in Internet: «L’INFORMAZIONE è la conoscenza che si ottiene dallo studio, dalla ricerca o dall’esperienza», intendendo che “il termine è legato al verbo latino “informare”, che significa letteralmente “dare forma alla mente”»; pertanto, quando si ottengono INFORMAZIONI si creano delle idee. È comprensibile, quindi, che – riferendomi al mio scritto odierno – si entra in un argomento quanto mai allettante e perfino
La mia partenza da “informatore” legata a “testate” INFORMATIVE è datata 1937, in collegio ad Ivrea, a 17 anni; come ideatore e redattore dei giornalini del collegio: ossia “Caglierino” (da “Istituto cardinal Cagliero”) e “Ajassino” (la colonia estiva in Val d’Ajas in Val d’Aosta). Poi a Tione, nel 1937, a 27 anni, in tipografia; passa il già allora noto giornalista Aldo Gorfer, che mi invita a diventare un “corrispondente di vallata” (ossia “informatore”) per il giornale per il quale lui stesso era impegnato. Da allora non ho più smesso, passando da testata a testata, giungendo perfino a trovami in tasca le tessere del “Corriere della Sera / Domenica del Corriere” e della “Gazzetta dello sport”, senza contare quelle de “l’Adige”, “Alto Adige” e “Vita Trentina “e varie altre. Essendo insegnante statale non ho puto iscrivermi all’albo dei PUBBLICISTI che nel 1980, dopo essere andato in pensione. Per opportuna comprensione, credo giusto annotare che tra le dizioni di “corrispondente/pubblicista” e di “giornalista” vi è una netta differenza di impostazione di lavoro: il “giornalista” è un professionista che dipende direttamente dall’editore di una pubblicazione; i “corrispondenti/pubblicisti” sono dei volontari che collaborano col mondo dell’INFORAMAZIONE più come hobby e quasi a tempo perso, ossia quando ne trovano l’opportunità, senza obblighi professionali. Naturale, però, che quando si entra nella specifica atmosfera e nel clima dell’INFORMAZIONE ci si sente avvolti dalle spire di un vortice che non ti lascia più e che diventa qualcosa di interiormente determinante.
Sentirsi parte del mondo dell’INFORMAZIONE è come trovarsi nel mondo delle fate. Non sei più tu, da solo, a pensare alle tue cose personali: devi uscire da te stesso e renderti parte delle altre, degli altri, delle loro esistenze, dei loro modi di fare, delle loro sedi di lavoro e delle stesse loro sedi istituzionali, nonché dei loro successi e delle loro stesse disgrazie. Ma tutto ciò non per pura “curiosità” bensì per “conoscere” al fine di “far sapere” a terzi che cosa sia accaduto, che cosa si sia detto, che cosa si sia fatto. Quindi, sulla base dell’onestà al massimo grado (sia razionale che morale) e senza alcun preconcetto, l’INFORMATORE per prima cosa, e il più dettagliatamente possibile, deve conoscere ciò che diventerà materiale dell’INFORMAZIONE. Poi si deve diventarne professionalmente capaci impossessandosi dei linguaggi destinati a trasformare ciò che si suppone di ben conoscere in parole adatte a descrivere ciò che si vuole rendere una INFORMAZIONE, ma in maniera tale che chi leggerà ne sappia comprendere adeguatamente il contenuto INFORMATIVO. Lavoro non facile come dalla personale esperienza quotidiana.
Mi ci sono trovato (e, a volte, mi trovo ancora impacciato) fra il conoscere e il riuscire ad INFORMARE come desidererei; quali salti mortali ho dovuto fare ed ancora mi trovo a fare; una situazione che diventa perfino difficile date le possibili e frequenti incomprensioni tra l’INFORMATORE e i redattori fissi nelle redazioni di testate. Nei miei primi trent’anni di “corrispondente” sono stati pubblicati meno del 50 per cento dei miei testi, e molti dei quali pure solo in parte pubblicati poiché corretti e tagliati (senza preavviso) secondo le modalità e la mentalità di redattori non tutti all’altezza del compito loro assegnato. Questo soltanto per dire che l’INFORMAZIONE reale e corrispondente alla realtà (e soprattutto all’identità delle persone) chiamate in causa è una pura utopia e difficile da conseguire. Sotto questa prospettiva, indicative le considerazioni di noti scrittori; trovo in Internet: “Amico, amica, puoi usare tutti i mezzi di comunicazione social, tecnologica e digitale, ma se vuoi comunicare veramente al di là delle parole ricorri allo sguardo, al sorriso, al gesto di una mano, alle lacrime e al movimento del tuo corpo: solo così accenderai una relazione. Comunicare significa dialogare e condividere; ma oggi si pensa di comunicare trasmettendo informazioni e messaggi per influenzare gli altri” (Padre E. Bianchi). / “Più elaborati sono i nostri mezzi di comunicazione, meno comunichiamo” (J. Priestley).Mi dispiace aver forse intaccato la buona fede in coloro che ancora hanno fiducia nella odierna “comunicazione di massa,” ma non posso che manifestare e condividere l’esperienza dei miei oltre settant’anni che ho vissuto in un mondo dalle grandi prospettive e dalle motivate soddisfazioni. Tuttavia, nel contempo, sento l’obbligo di far presente che tutti coloro che usufruiscono dell’INFORMAZIONE, sia direttamente che indirettamente, devono sapersi rendere consci che ogni INFORMAZIONE deve essere ben vagliata dal proprio cervello, che rimane giudice supremo ed inappellabile della propria identità e del proprio agire, specialmente di fronte al caos attuale così ben delineato da Martin Amis, nel suo volume “L’informazione” (Einaudi, 1996): “Su tutto e tutti regna “L’INFORMAZIONE”: la massa di notizie che ci sommerge e ci rende spettatori irrequieti e invidiosi dei successi e dei fallimenti di altri”.