Franz Joseph Oesterreicher, un nome altisonante, un nome che non passava certo inosservato, lo portava però un uomo che con il grande imperatore asburgico non aveva alcun legame, un uomo che fu l’antesignano dell’ospitalità importante in Trentino, un uomo di grandi vedute che, vero self made man, seppe portare nella parte italiana del Tirolo il seme di quel turismo che oggi sta alla base della nostra economia.
Franz Oesterreicher, questo era il suo vero nome, nasceva nel 1846 a Brand piccolo villaggio nel distretto di Gmünd, in Niederösterreich. Figlio del macellaio del paese e quindi di modeste origini e scarse risorse finanziarie, ma dotato di grande intelligenza e di eccezionale coraggio imprenditoriale, fu introdotto nel settore alberghiero da circa un decennio di praticantato, studi ed esperienze nella capitale austriaca, seguito da un breve, ma intenso e proficuo, tirocinio alle dipendenze degli albergatori Obermüller di Gries di Bolzano. Iniziò quindi la sua folgorante carriera prendendo in affitto il prestigioso Hotel Trento, appena costruito nei pressi della stazione ferroviaria della città, e da questo momento, mettendo a frutto le importanti conoscenze ed amicizie allacciate in precedenza, seppe pubblicizzare con grande efficacia, soprattutto presso la nobiltà e l’alta borghesia dell’impero, i pregi del grande albergo da lui condotto e questo non tardò a portargli cospicui frutti.
E fu così che quel giovane di belle speranze, sceso a Trento dalla Bassa Austria armato solo di un grande spirito d’iniziativa, in pochi decenni diventò uno dei più importanti ed apprezzati Hotelier di tutto il Tirolo.
La vox populi, spesso semplici chiacchere di paese passate di bocca in bocca e trasmesse per generazioni, vorrebbe che Franz Oesterreicher fosse stato un figlio naturale dell’imperatore Francesco Giuseppe, frutto di una relazione con una giovane amica. A sostegno di questa tesi, ammettendo che in ogni leggenda si potrebbe nascondere un fondo di verità, ci fu la straordinaria ascesa del personaggio che sembrò disporre di eccezionali risorse finanziarie, tanto che lo stesso don Cornelio Cristel (1927-2020), autore di una ricerca storica su Campiglio (“La verde valle”, 1977), scrisse che dietro di lui c’era la “cassa imperiale”. Le visite e i soggiorni, tanto a Trento che a Campiglio, sia della coppia imperiale sia di molti personaggi dell’aristocrazia asburgica, non fecero altro che consolidare questa impressione, anche in assenza di una qualsiasi precisazione da parte dell’interessato che sicuramente ne godeva i benefici.
Ora, senza voler prendere posizione, cercheremo di mettere in risalto i fatti che potrebbero far luce sulla questione. Secondo quanto scritto da don Cristel, egli stesso avrebbe avuto l’occasione di esaminare i documenti comprovanti l’effettiva paternità dell’imperatore, mostratigli da personaggi austriaci che gli avrebbero però ordinato di non farne parola con alcuno. La stessa cosa ci viene riferita da persone degne di fede che, negli anni Settanta del secolo scorso, fecero visita ad un nobile bolzanino, la cui identità rimane sconosciuta, il quale sembra avesse in mano una copiosa serie di documenti riguardanti l’Hotel Trento.
All’atto pratico, però, nulla di certamente documentato che possa eliminare ogni dubbio e nemmeno una visita all’anziano sacerdote nella sua abitazione di Tesero, pochi mesi prima della sua scomparsa, servì per ricavarne ulteriori particolari.
Ma consideriamo i fatti certi, desunti dalla documentazione fin qui raccolta.
Secondo quanto riportato dal registro dei nati della parrocchia di Brand-Nagelberg nel distretto di Gmünd, in Niederösterreich, il 4 agosto 1846 Anna Maria, figlia di Kaspar Wopelka ed Elisabeth Nadler moglie di Franz Oesterreicher, dette alla luce il suo primogenito, il quale fu battezzato il giorno seguente con lo stesso nome del padre Franz.
Franz Oesterreicher padre, di professione macellaio e consigliere comunale, abitava al civico n° 47 del paese di Brand dove, con la moglie, gestiva anche una piccola osteria. Era figlio di Michael Oesterreicher e di Anna Hauer residenti anch’essi nello stesso villaggio che, conglobato con il vicino Nagelberg, contava 1340 abitanti.
Anche l’ipotesi secondo la quale il cognome Oesterreicher veniva usualmente attruibuito al frutto di una relazione illecita di un membro della famiglia imperiale, non è plausibile poiché risulta assodato che la famiglia era radicata in zona da varie generazioni.
Va considerato inoltre, che il nostro soggetto venne alla luce ai primi di agosto del 1846. Pertanto, al tempo del concepimento l’arciduca Franz Joseph, futuro imperatore, aveva appena compiuto quindici anni. È del tutto improbabile che, per darsi ad allegre divagazioni amorose, potesse sfuggire alla sorveglianza della religiosissima madre e dei due severi tutori preposti alla sua educazione. Certo tutto è possibile, ma del tutto improbabile, senza contare che, fino al 17 ottobre 1876 data del suo matrimonio con Maria, la giovane e bella figlia di Valentino Großsteiner, bolzanino, facoltoso proprietario di una ben avviata fabbrica di cappelli, il suo nome era Franz, mentre il secondo nome, certamente autoimposto, apparve solo nel 1881 nei documenti di acquisto del Maso Aquila a Muralta, sulla collina di Trento, oggi conosciuto come Castel dei Merli.
Da quel momento adottò il nome di Franz Joseph e da tutti fu chiamato così, dando avvio alle dicerie sulla sua presunta discendenza diretta dall’imperatore che egli stesso si guardò bene dallo smentire, in considerazione del notevole prestigio che ne ricavava.
Al Maso Aquila, Oesterreicher piantò un rigoglioso vigneto e la sua Weingut Aquila dopo pochi anni fu in grado di produrre vini pregiati, in particolare chablis, teroldico e traminer, molto apprezzati dai clienti del Grand Hotel Trento. Albergo che acquistò solo due anni più tardi, nell’agosto del 1883, sfruttando, con i suoi guadagni, il capitale portatogli in dote dalla moglie, sempre al suo fianco in ogni transazione.
Da quel tempo, tutte le operazioni finanziarie operate dagli Oesterreicher furono compiute accendendo mutui, piccoli e grandi, concessi da privati e da banche, garantiti con ipoteche sui propri beni e regolarmente saldati grazie all’oculata gestione dell’attività alberghiera. Non furono certo aiutati dalla cassa imperiale, tutto fu frutto del loro ingegno imprenditoriale.
Il buon, anzi ottimo, andamento degli affari nell’albergo di città e dell’azienda vitivinicola di Muralta, incoraggiò Franz Joseph ad allargare il suo campo operativo ad altre zone del Trentino. Il caso volle che l’improvvisa morte di Giambattista Righi, l’imprenditore di Pinzolo che aveva trasformato in hotel l’antico Ospizio di S. Maria di Campiglio e l’impossibilità dei figli di questo a proseguirne l’illuminata opera, gli suggerisse la strada da intraprendere.
Così, nell’ottobre del 1886, prendendosi carico di debiti ed oneri, Franz Joseph e Maria Oesterreicher entrarono in possesso dello Stabilimento Alpino di Campiglio, comprendente la chiesa, la casa dei bagni, i prati annessi con i due laghetti artificiali e una grande porzione di bosco.
Fu un’operazione complicata e costosa, ma cercata e voluta con caparbietà e con la convinzione della buona riuscita. Non si può certo dire che gli eventi non abbiano dato ragione al coraggioso imprenditore.
L’arrivo di Oesterreicher a Campiglio produsse un benefico risveglio per tutta la vallata ai piedi del Brenta. Lo stabilimento ex Righi fu in breve tempo ristrutturato ed abbellito con nuovi e più moderni arredamenti, dotato di nuove apparecchiature di cura e benessere e ribattezzato col nome di Hotel des Alpes. Si sistemarono nel migliore dei modi i dintorni, il parco, i due laghetti artificiali, si tracciarono nuovi sentieri, si costruirono ponticelli, si sistemarono panchine ed ombrosi chioschetti e si rifece a nuovo l’acquedotto. Il successo ottenuto in pochi anni, soprattutto presso l’alta società asburgica, ma anche sebbene in tono minore presso quella di lingua italiana, spinse gli Oesterreicher ad allargare la proprietà per rendere più ricettiva ed accogliente la grande struttura alberghiera. Le visite ed i soggiorni delle più alte personalità del tempo come la famiglia imperiale asburgica, l’arciduca Alberto, l’imperatrice di Germania e molti magnati dell’industria e del commercio, portarono grande prestigio e la notorietà acquisita in tutta Europa convinse della necessità di realizzare una grande sala, da pranzo e da ricevimenti. Fu quindi demolita l’antica chiesa dell’Ospizio che fu ricostruita poco distante ed al suo posto sorse quello che ancor oggi è il famoso Salone Hofer, tanto caro ai campigliesi.
Per diversi anni la fortuna delle due grandi strutture alberghiere di Trento e Campiglio regalò enormi soddisfazioni all’imprenditore austriaco che era validamente affiancato dalla moglie, tre belle figlie e due figli, tutti validamente inseriti nell’impresa. Nobili, politici, industriali, famosi personaggi dello spettacolo provenienti da tutta Europa frequentavano regolarmente Campiglio estasiati dall’accoglienza del grande albergo e dalla bellezza dei luoghi. Questo portò Oesterreicher a costruire un altro grande e più moderno hotel al Campo Carlomagno che fu inaugurato nel 1908.
Questo però fu l’ultimo prestigioso tassello della sua operosa esistenza. Franz Joseph, infatti, mori il 28 agosto dell’anno successivo, sopraffatto da un inopinato infarto cerebrale avvenuto la settimana prima presso il rifugio XII Apostoli dove si era recato per accompagnare personalmente due importanti ospiti.Tutta la sua fortuna fu amministrata per diversi anni ancora dalla famiglia che ne resse le sorti fino al 1965 quando scomparve anche Fritz, l’ultimo figlio del grande hotelier austriaco.