L’incredibile vicenda dei due ragazzi, aggrediti in Val di Non perché si tenevano per mano, è così orribile che il Golem non è riuscito a star zitto. Ma più incredibili ancora sono le dichiarazioni rese in proposito da chi dovrebbe contrastare l’omofobia con la cultura e rendere questo mondo un po’ meno immondo.
Forse il cambiamento climatico impoverisce anche le parole. Quest’ultime stanno perdendo senso ed appaiono sempre più vuoti contenitori di un vuoto più grande. L’anno nuovo si è avviato con l’auspicio che il termine “rispetto” divenga centrale per il tempo che si apre. L’impressione invece è che sarà “sordità” il vocabolo vincente. Ancora una volta e anche nel “civile” Trentino.
L’intolleranza ormai dilaga fra queste valli, grazie soprattutto alle retoriche del rifiuto, ad ogni costo, dell’Altro e del “prima noi”. È così che due ragazzi che si tengono per mano – ai quali va tutta la mia incondizionata solidarietà di mostro – diventano oggetti di un bullismo strapaesano, ignorante e vigliacco.
Un episodio come altri, in un crescendo che preoccupa. L’occasione però è ghiotta e l’onnipresente Assessora provinciale alla Cultura invita quindi gli “autori” di questa violenta e insopportabile cretineria a chiedere scusa. Come se avessero rotto un vetro con una pallonata. Probabilmente l’assessora alla Cultura ignora la cultura delle responsabilità. Dovrebbe forse essere lei a chiedere scusa per l’odio sparso a piene mani – ormai da anni – dalle ideologie di riferimento sue e dei suoi alleati di governo che fanno di ogni fobia sociale – e di quella omosessuale in particolare – un cavallo di battaglia. Questo si sarebbe un atto riparatore, sinonimo di responsabilità. Servirebbe più del farisaico straccio delle vesti di circostanza. Perché se il buon anno si vede dal mattino, il sonno della ragione genera mostri.