Credevo veramente che fossero scomparsi tutti. Pensavo che la dignità fosse un sentimento d’altri tempi. Come il rispetto, la tolleranza e l’onestà. Anche intellettuale. Ero sicuro che non ci fosse più speranza. Sbagliato!
C’è ancora qualcuno che conosce il senso delle parole; che capisce quando si è raggiunto il colmo; che non si piega. Nemmeno davanti alle invadenti arroganze di chi scambia l’arte di governare per quella del comando.
Il Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini ha lasciato il suo prestigioso ed oneroso incarico. L’ha fatto in modo composto, senza polemiche, senza chiedere nulla e senza “scendere in campo”.
Avendo percepito quale sia il grado di deterioramento del clima politico – e non solo – in questo Paese e registrata l’impossibilità di esprimere un’opinione in lieve dissenso con il “verbo” nazional/nazionalista, Ernesto Ruffini, che è un servitore dello Stato e non un incaricato di interessi di parte, ha firmato la lettera di dimissioni e dopo ne ha parlato pubblicamente. Anche questa è una lezione di stile di un “hombre vertical”, che parla ancora di senso civico e di equità fiscale. Ha dato fastidio e l’hanno sbeffeggiato e deriso i soliti “osannatori” di professione del governo, qualunque esso sia. Ne ha preso atto ed ha scelto fra servilismo e dignità, dimettendosi. Penso alle miserie, purtroppo anche nostrane e guardo a quest’avvocato che si è speso per quello Stato che non sopporta Uomini così, riprendendo a coltivare un minimo senso di speranza in qualcosa di migliore. Grazie, Ernesto.