Nel gioco delle parti, in una democrazia compiuta, di solito le opposizioni sono chiamate a far le pulci alla maggioranza. In verità, stando a quanto si avverte, i partiti di minoranza qui, come a Roma, più che a far le pulci alla maggioranza sembrano impegnati a fare i pidocchiosi tra di loro. Compito della libera stampa e dei liberi pensatori è di spulciare tra le carte dei nostri “dipendenti”, vale a dire dei nostri eletti, i quali, mandati nell’Urbe a rappresentarci, ricevono per il loro lavoro una non disprezzabile “indennità”, frutto (anche) delle nostre tasse. E dunque, a buon diritto, sono (dovrebbero essere) lavoratori al nostro servizio.
Nella pattuglia parlamentare che abbiamo mandato a Roma (“Dum Romae consulitur Suguntum expugnatur”, che vuol dire: “Mentre a Roma si discute, Sagunto è espugnata”, sciveva Tito Livio nelle Storie) figura una gentile signora. Si chiama Sara Ferrari ed il cognome è evocativo di bollicine e motori. La quale, non ce ne voglia, essendo deputata eletta nelle liste di un partito, il PD, che sta (per il momento) all’opposizione, dovrebbe, più di coloro che sono in maggioranza, dare prova di sé. Della sua “vigile attenzione” a ciò che di storto (e quante storture capita di registrare) fanno i partiti di maggioranza e cioè di governo della cosa pubblica.
Qualche mese fa, l’onorevole Ferrari ha presentato un disegno di legge costituzionale, cioè di modifica di un frammento della Costituzione (la “Magna Charta” della nostra democrazia) volto a modificare la dizione “Camera dei Deputati” (una tabella di ottone lucidata dagli uscieri del Palazzo) in “Camera delle Deputate e dei Deputati” della Repubblica Italiana.
A suo tempo (il 7 febbraio 2024) ci parve una questione di poco conto, una pizzellacchera, ma il rilievo non piacque (ed è comprensibile) alla succitata onorevole la quale se ne ebbe a male. E ci sfidò, garbatamente, soavemente com’è nel suo stile, a seguire e verificare il suo lavoro svolto nel Parlamento della Repubblica Italiana.
Prima di proseguire con le nostre verifiche vi proponiamo la lettera che l’on. Sara aveva inviato (8 febbraio 2024) a iltrentinonuovo.it in replica ai rilievi di cui sopra.
“Si, ho sottoscritto la proposta di legge del collega Girelli per aggiornare ai tempi reali il nome della Assemblea legislativa Parlamentare che si chiama Camera dei Deputati perché nata in epoca storica in cui le donne non erano in Parlamento. Oggi ci siamo e siamo circa il 30 %, in una istituzione rappresentativa che nel suo nome ci ignora. Tutto qui, niente di sconcertante, è un atto simbolico che va in piena coerenza con una storia politica, istituzionale e amministrativa lunga 15 anni che mi ha vista occuparmi con leggi, emendamenti, mozioni, ordini del giorno, interrogazioni dei temi che riguardano la vita delle donne in un Paese maschilista come il nostro.: dalle misure di contrasto alla violenza, all’occupazione femminile, alla medicina di genere, solo per restare sul tema. Peccato che di tutta quella attività molta stampa non si sia accorta o per nulla interessata. Come a dire che quando la politica agisce sulla concretezza delle questioni la stampa è assente, quando fa un atto simbolico ecco che ci si preoccupa di sbeffeggiare e mettere in discussione la serietà del lavoro altrui. Io non mi vergogno del mio impegno istituzionale, sia quando può essere direttamente efficace sulle condizioni delle cittadine e dei cittadini, sia quando e’ simbolico dal punto di vista culturale. Mi permetto di dire che avrei gradito che nella libera censura di questa mia iniziativa di legge si dimostrasse però anche l’onestà intellettuale di riconoscerla coerente nel solco di un lungo curriculum di attività politica di cui vado fiera e che mi viene riconosciuto da molte e molti.”
E dunque, essendo tempo di vacanza da più produttivi impegni, abbiamo raccolto l’invito a verificare il suo lavoro svolto nelle austere aule di Montecitorio.
Dagli Atti Parlamentari risulta che l’on. Ferrari, in un anno, ha provveduto a depositare due interrogazioni a risposta scritta, delle quali una in Commissione legislativa, nonché la firma, quale prima firmataria, di quattro proposte di legge e la sottoscrizione di atti parlamentari presentati da altri Colleghi. Tra questi il recente ordine del giorno dell’on. Rachele Scarpa, trevigiana, pure del PD-Italia Democratica e Progressista, sulla paventata diga del Vanoi.
A proposito: fa sorridere che sia un parlamentare veneto a presentare un ordine del giorno finalizzato a bloccare la progettazione di una diga in territorio trentino e nel silenzio dell’intera delegazione parlamentare della Provincia autonoma di Trento. Che anche questo sia il frutto bacato della padanizzazione dell’autonomia trentina?
Quanto al lavoro della gentile parlamentare Sara Ferrari, agli Atti Parlamentari e fatte salve le trasferte all’estero (se non ricordiamo male una a Gaza per verificare, opportunamente, le disperate condizioni di vita e di morte del popolo palestinese) altro non risulta. Pronti ad ospitare, come è doveroso, la sua eventuale replica. In attesa di fare le pulci anche ad altri, poiché non vi sia il sospetto che questo “foglio liquido” ce l’abbia con qualcuno. La persona della rappresentate istituzionale è sacra. Il suo operato, magari, un po’ meno.