All’Istituto agrario di S. Michele all’Adige insegnano che la viola mammola, profumo intenso e delicato, si semina tra marzo e aprile. I sacri testi dicono che la viola ha il potere di tenere lontano il “demonio” e con esso la malattia. Pertanto, il colore viola, è simbolo di guarigione. Dal lutto, per esempio. La Quaresima appena conclusa si è ammantata di viola e dalle parti del palazzo devono aver pensato che tutto ciò che richiama il viola fa bene anche all’amministrazione. Che cosa c’entra codesta dissertazione con ciò che ci ha mandato da Praga il sonnacchioso Golem? Non fateci caso, è solo il “divertisment” di un povero vecchio. Ah, sì, adesso ricordo: il colore viola è dentro il simbolo dell’Autonomia provinciale. Dove, come è noto, volano le aquile (e pure le promozioni).
Lo sapevo! Basta una minima distrazione e zac! Ecco la nomina che non ti aspetti; l’incarico “ad hoc”; la poltrona che non pensavi; la scelta più strampalata; la posizione tanto anelata e il gradito riconoscimento “ex-post”. D’altronde, “è la politica, bellezza!”. O almeno è la loro.
Con fulminea rapidità infatti, insieme all’ora legale, un’altra ora è scattata in questi primi avvisi di aprile, “un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria: l’ora delle decisioni irrevocabili”.
Nelle pieghe delle ferie pasquali infatti, pare che il presidente della Provincia abbia fatto un tuffo nella memoria, ripescando due figure particolari alle quali affidare alcuni settori centrali della pubblica amministrazione. Consapevole che per posizioni così delicate servono rare competenze e riconosciute professionalità, per una fortuita coincidenza, egli ha trovato rispettivamente un suo vecchio e indimenticato compagno di classe dell’Istituto agrario di S. Michele (dove si impara a coltivare la terra e le amicizie) e un navigato ex di tante cose. (vedi “L’Adige” del 2 aprile 2024 a pag. 9)
Se per il primo sembra scritto nelle stelle un destino di alta dirigenza nel settore agricolo, per il secondo – ex consigliere provinciale e regionale, ex vice presidente del consiglio provinciale, ex presidente del gruppo consiliare del “popolo delle libertà”, ex segretario particolare di un altro presidente della Provincia ed ex direttore di APT – pare invece siano pronte le responsabilità del settore della “resilienza abitativa”. Un ruolo perfetto per uno che ha maturato molte esperienze nella resistenza a ogni tentativo di… sfratto politico, magari cambiando più di una casacca e che adesso può quindi mettere a frutto degnamente tutta l’esperienza sedimentata in proposito.
Questo è un momento di difficoltà, che impone sacrifici. Ognuno di noi è chiamato al gravoso compito delle rinunce. Abbiamo il massimo rispetto per il presidente della Provincia, perché sappiamo quanto si arrabatti per rendere sereno il nostro presente, eppure non potrebbe forse pure lui rinunciare, una volta tanto, a qualcosa? Per esempio, a nominare compagni di scuola o sodali nei ruoli dirigenziali della Provincia? Con tutti i dipendenti del Palazzo pronti a sacrificarsi alla bisogna. Che non si riesca a trovarne un paio disposti a passare dalla “carega” alla poltrona? Suvvia.
Certo, la storia è ricca di precedenti illustri. Caligola, per dire, nominò senatore il suo cavallo. Ma su questo stendiamo un velo perché bisognerebbe conoscere la storia e poi la zootecnia è una materia seria (chiedere lumi, nel merito, all’assessore alla sanità).
Tuttavia, un piccolo gesto, sarebbe lecito aspettarselo perché i grandi progetti iniziano sempre con scelte minime. E sarebbe a beneficio collettivo.