Siamo tornati al tempo degli oratori e dei cinema parrocchiali quando il cappellano, di fronte a un casto bacio, davanti a una scena inclinata sulla scia del peccato o toglieva quella scena (tagliando la pellicola come un pezzo di salame), o sventolava davanti al proiettore una scopa: finché non cambiava scena e inquadratura. Cose viste e provate. Ma in quei tempi bigotti e pruriginosi la parola data valeva quanto una firma in calce a un documento. Adesso, in tempi di amministrazione etica, dalla fu Atene del Trentino arriva la notizia che potrebbe far regredire la città della pace a terreno di guerra: al buonsenso. E l’eco del “destino ineluttabile”, dai confini dei Murazzi è arrivato, su per li rami, fino a Praga. Dove il Golem stava beatamente dormendo il sonno dei Giusti.
Ah, l’Atene del Trentino. Sarà forse la distanza; forse la scarsa conoscenza, ma vista da qui, dalle rive della Moldava, Rovereto non perde mai la sua originalità stupefacente. Con un atto amministrativo non usuale l’attuale Sindaca reggente e candidata “in pectore” della città della Quercia, ha censurato la proiezione in una sala comunale di un film russo, di stampo propagandistico, sulla guerra in Ucraina, solo pochi giorni dopo aver concesso quella sala, per quella proiezione. Un mistero, tutto roveretano.
Sto, senza dubbio alcuno, dalla parte dell’Ucraina, ma ciò non mi impedisce di riflettere. Vietare e reprimere non è mai progresso, anche quando non piace e non si condivide l’altrui pensiero. Qualche intelligenza sopraffina ci aveva già provato con Dostoevskij, nella convinzione che tutto ciò che è russo sia deprecabile (a parte il gas). Certo, il paragone non regge, ma illumina.
Detto questo, sarebbe bello sapere, dalla futura candidata alla guida della città, la cui cultura mette in ombra Atene, sulla base di quali valutazioni prima si concede e poi si revoca. Non senza una qualche ragione, la Sindaca afferma di non poter “consentire che in una situazione di stato di guerra venga proiettato in una sala comunale un film di propaganda russa”.
Ma si tratta dello stesso film per il quale, lo scorso 7 marzo, l’amministrazione comunale di Rovereto aveva concesso sala e proiezione, o no? E allora? Non c’era forse la stessa “situazione di stato di guerra”? Il mistero si fa sempre più… roveretano.
E a proposito di “Atene del Trentino”, sulla mostra “Arte e Fascismo” al MART, siamo proprio sicuri che qualche intento propagandistico non si annidi dietro le pieghe dell’evento artistico? No al film russo e sì alla mostra sugli artisti e il regime? Beata leggerezza.
Se questo è il centrosinistra ateniese sulle rive del Leno, non oso immaginare che cosa sia il centrodestra.