La storia e la memoria. Il 27 gennaio mette a dura prova la necessità di non dimenticare ciò che fu pianificato dai nazisti di Hitler per lo sterminio del popolo ebraico e l’urgenza di quanto sta accadendo in questi stessi giorni, in queste ore, nella terra dove i sopravvissuti alla Shoah approdarono l’indomani della seconda guerra mondiale. Le due questioni, è evidente, non possono essere collocate sullo stesso piano. Il massacro di civili che le armate dello stato di Israele stanno perpetrando in risposta alla strage di israeliani (e non solo) compiuta dai terroristi palestinesi di Hamas il 7 ottobre 2023, sono altro tema rispetto al 27 gennaio. Lo stato di Israele non è popolato solo da cittadini ebrei e il governo di Israele non è il popolo ebraico. Tant’è che all’interno della società civile israeliana la contestazione e i contrasti con il governo di Netanyahu sono all’ordine del giorno. Soprattutto per quanto riguarda le violenze che rallentano o inibiscono la liberazione degli ostaggi in mano ad Hamas.
Va anche detto che, se da vent’anni, il 27 gennaio è la data-simbolo della liberazione da parte dei sovietici del lager polacco di Auschwitz-Birkenau, dovrebbe rammentare al popolo italiano anche la vergogna delle leggi razziali del 1938 che il governo fascista di Mussolini deliberò “per la difesa della razza”. Con gli studenti ebrei italiani prima isolati dai coetanei e poi espulsi dalle scuole del Regno.
Ecco, in codesto contesto, si pone la ricostruzione storica di Renzo Fracalossi, autore, attore e regista del “Club Armonia” con l’opera “La Congiura” in scena nei teatri di Trento e provincia dal 25 gennaio (Aldeno) a febbraio inoltrato.
Per capire l’oggi è necessario, oltre che doveroso, andare all’origine dell’antisemitismo. Che significa “avversione e lotta contro gli Ebrei, manifestatasi anticamente come ostilità di carattere religioso e divenuta in seguito, specificamente nel XX secolo, vera e propria persecuzione razziale basata su aberranti teorie pseudoscientifiche” (Enciclopedia Treccani).
La cifra di 50mila ebrei assassinati non fa parte della storia di oggi e non è nemmeno un frammento dei rastrellamenti compiuti dai nazisti (22 luglio-12 settembre 1942) nel ghetto di Varsavia (300 mila ebrei deportati o uccisi). È la cifra approssimativa delle vittime dei pogrom nel medioevo francese al principio del XIV secolo.
Renzo Fracalossi, nelle vesti di un inquisitore domenicano, Bernard Guy, reso celebre dal romanzo di Umberto Eco “il nome della rosa”, racconta da par suo la caccia all’ebreo, l’inquisizione e l’accusa di avvelenare i pozzi e di diffondere i contagi della lebbra e, dopo il 1348, della peste. Negli anni della sua forsennata ricerca del colpevole, Bernard Guy compilò un manuale con le regole di una “corretta inquisizione” per istruire i processi e condurre gli interrogatori dei sospetti. La storia “racconta” che, in nome e per conto del monaco dell’Ordine domenicano francese, furono pronunciate più di 900 sentenze, con 45 condanne a morte sul rogo.
Procuratore dell’Ordine domenicano ad Avignone, in quel primo frangente del XIV secolo sede del papato trasmigrato da Roma (la “cattività avignonese”), Bernard Guy “vigilava come un faro sulle eresie che fiorivano nelle terre circostanti”. E chi furono i più eretici di tutti se non gli ebrei (“i perfidi giudei” del canone della messa cattolica prima del Vaticano II) che avevano ucciso Gesù Cristo? Come diceva il Marchese del Grillo (alias Alberto Sordi) nell’omonimo film, rivolto ad Aronne Piperno, l’ebanista ebreo: “Anche se sono passati molti anni, potrò essere ancora un po’ incazzato per questo”?
Le scuse per “essere incazzati” con gli ebrei, se non c’erano si inventavano. Come le prove. Nel solo impero tedesco, in quegli anni, “roghi e attacchi, pogrom o arresti” si verificarono in 340 città o borgate. L’accusa: “Gli ebrei avvelenano i pozzi dei cristiani”. Nel 1319, in Franconia, l’odierna Baviera, gli ebrei furono accusati di avvelenare l’acqua per diffondere la lebbra; nel 1321 a Chinon, in Francia, ne furono bruciati vivi almeno 160. La peste nera che perversò dal 1348 al 1372 sterminò un terzo della popolazione europea: 30 milioni di esseri umani. Tra di loro, morirono a migliaia anche i “figli di Israele”. Ad ogni modo, per i buoni cristiani gli untori furono soltanto i “perfidi giudei”.
Non era la prima volta che gli ebrei erano massacrati. Non fu l’ultima. Si era cominciato nel 1095 quando papa Urbano II (1040-1099) convocò la prima crociata per liberare il Santo Sepolcro dagli infedeli. In attesa di menare le mani e la spada contro i Turchi, i crociati di Francia e di Germania massacrarono le comunità di ebrei incontrate sul loro cammino verso la Terra Santa.
Renzo Fracalossi e gli attori del Club Armonia ormai da vent’anni onorano i “giorni della memoria” con un brano di teatro civile. Uno squarcio sulla “damnatio memoriae”, un impegno che non riceve nemmeno un minuscolo contributo alle spese da parte della Provincia. Del resto, di che stupirsi: gli ebrei erano accusati di avvelenare i pozzi; in piazza Dante li hanno prosciugati.