Le feste di Natale consentono una pausa e, talvolta, invitano alla lettura. La fine di un anno porta sotto l’albero libri e riviste di enti e di associazioni culturali. Sono le strenne, alcune delle quali con una storia pluridecennale quando non centenaria. Ne segnaliamo tre: “Studi Trentini”; “Judicaria”; “Strenna Trentina”. Inoltre, una guida ai musei della Judicaria firmata da Danilo Mussi.
La “Strenna” del tempo che fu
Tardo autunno del 1904. A Trento, presso la Tipografia Artigianelli, fu pubblicato un fascicolo di 112 pagine sotto il titolo di “Strenna Trentina per le famiglie e calendario per l’anno 1905”. In copertina, che sarà uguale anche per le successive edizioni fino al 1914, la fotografia del monumento a Dante che era stato inaugurato nel 1896. Apertura con le “feste mobili” (Pasqua, quell’anno, cadeva il 23 aprile), le “Eclissi dell’anno”, “Fiere e mercati”.
I mesi del calendario, inframmezzati da poesie e “proverbi-pronostici” raccontano un Trentino agricolo e devoto. Nell’editoriale “fra Martino” rivela: “[un gruppo di amici mi dice] Ti abbiamo creato almanacchista e per il prossimo ottobre devi metter assieme una Strenna da offrire agli amici […] La nostra Strenna dev’essere una vera e propria pubblicazione periodica annuale di scritti scelti, di componimenti in prosa e in verso, tutti interessanti, tutti spiritosi e gentili, tutti belli insomma come le penne che li regalano”. L’editoriale concludeva: “Fatela leggere, diffondetela a larghe mani in tutte le centomila famiglie del nostro caro Trentino”.
Tra i titoli di quella prima edizione di “Strenna Trentina”: “L’abolizione della guerra è possibile?”; “La causa delle malattie”; “Zanzare fenomenali”; “L’arte di raggruppare i fiori”; “Guerra russo-giapponese”.
“Per la buona stampa” si pubblicizzano: La Voce Cattolica; l’Amico delle Famiglie; Fede e Lavoro; La Rivista Tridentina; La scuola popolare Cattolica.
L’avv. Antonio Stefenelli firma il testo di un “Inno a Trento” (“Viva Trento! L’inno esulti/ l’inno frema, l’inno voli/ ed il patrio amor sussulti/ nella voce de’ figliuoli”. Ancora: “Voli dolce il grido a’ venti/ nell’Italica favella;/ ma risuoni ne’ cimenti/ come rombo di procella”.)
Quella prima edizione della “Strenna” andò a ruba, tanto che furono esaurite due edizioni. L’anno seguente (1906) fu pubblicato il secondo numero e così via fino al 1914 con la X edizione. Sospese per la Grande guerra (1914-1918), le pubblicazioni ripresero nel 1921 “a cura della Federazione Trentina delle Associazioni dei Capi di Famiglia” (370 Società con 30 mila aderenti). Federazione, si scriveva nella “Strenna 1922”, che aveva scongiurato “un grave oltraggio alla sana educazione dei figli del popolo” propugnato da coloro che “approfittando d’un momento grave d’incertezze e di confusionismo caotico s’erano proposti di bandire il Cristo dalla scuola”.
Una lunga premessa per dire che “Strenna Trentina 2024” parte da lontano: 120 anni fa. La pubblicazione di 240 pagine, edita da una cooperativa legata al settimanale diocesano “Vita Trentina”, (presidente Marco Zeni, direttore Diego Andreatta), è stata presentata nei giorni scorsi. Delle origini ha mantenuto l’impianto popolare, la scansione dei temi, la molteplicità degli stili, la varietà degli argomenti. Dalle rievocazioni alle curiosità, dai racconti alla poesia, dai ritratti di persone e personaggi, alle cartoline d’epoca o eventi del passato.
Nella varietà degli interventi (86 le “firme”) molto è ancorato al passato. Cammei di narrazioni legate alla storia o a episodi leggendari. La cronaca è quella di “cinquant’anni fa”, una rubrica che resiste da decenni e che, dalla morte del curatore Armando Costa (1927-2022), è mantenuta in vita da Diego Andreatta.
La copertina, che esalta “Trento capitale europea del volontariato per il 2024”, porta la firma, inconfondibile, di Fabio Vettori, da mezzo secolo il “papà delle formiche”.
Fedele all’impronta dei fondatori, la “Strenna Trentina” mantiene una lettura evenemenziale della storia, privilegiando le scadenze e gli anniversari. Giusto l’anno dell’esordio, “nel gennaio 1904 nasceva a Trento come club mandolinistico” il “Club Armonia, “anima trentina” da 120 anni” (Renzo Fracalossi). Quanto a Domenico Gobbi si occupa di Nicolò Paccanari “un idealista “restauratore” della Compagnia di Gesù”. Gabriele Ferrari, missionario saveriano, vescovo mancato di Trento, riflette sulla “vera grande bellezza che salverà il mondo”. Ezio Chini spiega “I perché di una nuova “Storia dell’arte” nel Trentino” a quarant’anni dall’uscita del volume di Nicolò Rasmo. L’alluvione del 1882 “Quando il meteo era imprevedibile” è recuperata dalle cronache del tempo per iniziativa di Piergiorgio Lunelli.
Ai “grandi orologiai trenini del Settecento” dedica tre pagine Guido Nesler, mentre Maria Grazia Fusari racconta “un bel matrimonio nato al circolo di Bivedo”; Franco de Battaglia si occupa del “Riccio pungente” il maresciallo dei carabinieri, poeta e scrittore, arrivato dal sud. Gino Valentini, curatore per anni della “Strenna” rammenta la vita contadina di un tempo nella sua Val di Non tra gli “slitóni”, il “bròz” e la morra.Solo alcuni titoli, a caso, fra i cento di una “Strenna Trentina 2024” ricca di contributi, quasi uno zibaldone da tenere accanto al divano, da leggere a piccole dosi. Una “macchina del tempo” che fu. Per l’anno che verrà. (af)