Nell’emiciclo vuoto (dopo il gran daffare dei giorni scorsi) di quello che resta il palazzo della Regione che non ha ormai più ragione d’essere (visto che l’hanno ridotta a meno di niente) la scorsa notte uno scranno – pardon, una seggiola – s’è messa a piangere con il nostro Golem la dura sorte che le è toccata… in sorte. Poiché parlava nel vuoto (e fors’anche a vanvera) vi proponiamo il suo sfogo così come lo abbiamo registrato.
Buonasera! Scusate il disturbo, ma vorrei elevare una mia personale protesta su queste pagine “liquide”. Sono sempre stata la sedia dell’assessore tecnico. Nella mia vita, ho sopportato molto e visto poco, stante anche la mia funzione, ma a tutto c’è un limite. Ho accolto più di un sedere di spicco e perfino qualche “culo di pietra”, ma mai mi era capitata una situazione tanto incredibile. Capisco di essere ormai giunta quasi a fine carriera, ma ho anch’io la mia dignità e quindi chiedo di essere rimossa e destinata ad altro “carico”. Sono disposta perfino ad essere affidata all’assistente del presidente, quella che, con il suo nuovo stipendio di quasi 8.000 euro al mese (ricevuto per fare né più né meno di quello che hanno sempre fatto lei e i suoi predecessori, che però ricevevano ben meno della metà), potrebbe anche rifarmi la fodera. La mia è ormai sdrucita, a forza di sedute e sederi inamovibili.
Guardo il mio nuovo padrone/assessore e capisco cosa significa “avere culo”, d’altronde sulla materia ho una certa esperienza, ma a tanto nessuno era mai arrivato. Più che una carriera, una botta di culo: appunto quello del “tecnico ignoto”.
Sento però anche le mie colleghe e comprendo che ovunque ci sono problemi. Ad esempio, una mia cara amica, sfilata da sotto il sedere del suo nuovo padrone nel volgere di una settimana, è stata ferocemente smembrata per ospitare metà assessore a qualcosa; un quarto di assessore a qualcos’altro ed un trancio di assessore alle varie ed eventuali. I parenti ne piangono il sedile. E anche le mie cugine, che servono alla Giunta provinciale, non stanno poi tanto meglio. Certo, sono istituzionali e ospitano il fior fiore delle competenze e delle preparazioni, ma anche per loro sono momenti duri, quando vi sono più culi che sedie. Il rischio dello smembramento incombe. Insomma va così male che mi toccherà accontentarmi di qualche chiappa d’opposizione. Dicono che siano molto leggeri e pesino poco. Sarei attrezzata a sostenere ben altro, ma mi accontenterò. L’importante è che non mi assegnino al “risorto”: ucciso dal non-voto del suo stesso partito e “risorto” grazie al gioco degli equilibri, quello dove vinci solo se non sei stato eletto.
La preparazione tecnica e il consenso elettorale non contano. D’altronde non servono nemmeno per organizzare un concerto che costa quanto una manovra finanziaria, ma di questo ci siamo accorte solo noi sedie. Per tutti gli altri è sempre e solo una maledetta questione di deretano.
Il Golem