In modo del tutto casuale è stato rinvenuto questo “foglio d’ordini” sbadatamente dimenticato in strada da qualcuno. Si tratta di alcune indicazioni per la destra trentina in vista della formazione della Giunta provinciale di Trento.
“Donne e uomini dei sacri confini; camerati, camerate e camerette; fratelli, sorelle, conviventi e cognati d’Italia, seppur non del tutto paghi del virile successo conseguito nella pugna testé conclusa, la destra trentina si raduna adesso attorno al suo duce, pronta al compimento del dovere, per rendere più gloriosi gli alti destini della patria.
L’alata vittoria impone un’opera prodigiosa che trepidante vi attende, per rispondere alla chiamata del fato. Recatevi dunque nell’urbe; recatevi in compatte schiere – come già fu nel fatidico ottobre della “marcia su Roma”, come già fu per le invitte legioni di Cesare – e vi porrete obbedienti e pronti agli ordini del Partito, in nome di quell’autonomia speciale della quale voi – purtroppo – vi ergete a difensori e guide immarcescibili. D’altronde è a Roma che si difende l’autonomia (e che si fa la Giunta provinciale).
Davanti al vergognoso assalto alle poltrone, proprio di culture barbare estranee alla tradizione della civiltà di Roma, voi vi accomoderete in un qualunque posto, purché sia “al sole”.
A chi l’incarico? A chi l’onore? A chi la gloria? A noi!
Ogni lamentela borghese, ogni consortèla massonica e demoplutocratica, ogni femmineo piagnisteo deve cessare immediatamente, per offrire i vostri petti orgogliosi e gagliardi al volere dell’Idea e per affrontare compatti – cioè ognuno per conto suo – le decisioni irrevocabili che, nell’ora fatale, brilleranno nei cieli alpini.
Tornando poi dalla città eterna, volgete il vostro ferino sguardo alla Vigolana e osservatene i contorni fieri. Ricordate che “se la g’à el capel o che l’è brut o che l’è bel!” e ritornate quindi, con fierezza italica, al focolare domestico, all’aratro fedele e alla fatica del lavoro. Lasciate ad altri l’esercizio della politica che è estranea al vostro temperamento guerriero e puro. Solo una vicepresidenza? Solo un assessorato? Nulla riuscirà a blandire il vostro maschio orgoglio. Che se le tenga la marcia borghesia le vellutate poltrone della pigrizia e dell’intrallazzo. A voi basti la gloria della fatale vittoria. Eja, eja, alalà!”