Il Trentino è l’ottava provincia del Veneto. Così ha deciso il 25% del popolo sovrano, la metà di quegli elettori che domenica 22 ottobre sono andati alle urne per rinnovare il consiglio provinciale di Trento. Il vento della destra spazza ogni velleità di chi pensava che il Trentino fosse ancora una provincia autonoma. La passerella dei ministri romani, il videomessaggio della presidente del Consiglio, le lisciate di pelo di Zaia, la latitanza nei confronti elettorali, la fuga dalle domande scomode, hanno fatto di Maurizio Fugatti il Golem trentino-padano. L’astensione ha fatto il resto. Ha votato il 58,4%, con un crollo di quasi 6 punti rispetto a cinque anni fa.
La paura dell’orso (cavalcata alla grande dal centro-destra), gli asili nido aperti il mese di luglio (con migliaia di genitori in tripudio a dispetto del personale in gramaglie), le mille promesse e la pioggia di contributi hanno fatto premio su una sanità allo sbando, con liste d’attesa infinite; sulle spese folli per un concerto spericolato… Chi vota forse ha la memoria corta e chi non vota è solo capace di lamentarsi.
Ad ogni buon conto, la coalizione destra-destra di Fugatti porta a casa 129.758 voti, pari al 51,8% dei votanti, e in consiglio provinciale, a Trento, 21 consiglieri con il presidente.
Memoria labile anche per coloro che hanno portato il PD ad essere il primo partito in Consiglio Provinciale, dimenticando la scarsa opposizione nella passata legislatura, anzi regalando al capofila della coalizione di Valduga (che ha ottenuto 93.888 voti, il 37,5%) 7 consiglieri (Mariachiara Franzoia, Paolo Zanella, Andrea de Bertolini, Alessio Manica, Lucia Maestri, Francesca Parolari, Michela Calzà). Ma ha lasciato al palo il segretario provinciale del partito, Alessandro Dal Rì. Nella passata legislatura il PD aveva ottenuto il 13,9%; domenica ha conseguito il 16,6%.
La Lega Fugatti presidente ha avuto il 13% (nel 2018 aveva il 27%) e 5 consiglieri (Roberto Failoni, Roberto Paccher, Giulia Zanotelli, Mirko Bisesti, Stefania Segnana), ma a questo va sommato il risultato di “Noi Trentino per Fugatti presidente” che ha portato a casa il 10,7% e 4 consiglieri (Achille Spinelli, Claudio Soini, Antonella Brunet, Eleonora Angeli). Rispetto alla passata legislatura i leghisti hanno perso poco più di 3 punti percentuali, parzialmente raccolti dalle tre liste in appoggio a Sergio Divina (2,2%) che non è risultato eletto.
Fratelli d’Italia, che cinque anni fa aveva ottenuto un misero 1,4%, porta a casa il 12,3% dei voti espressi e, con cinque consiglieri, si pone come terzo partito del consiglio (Francesca Gerosa, Claudio Cia, Carlo Daldoss, Christian Girardi, Daniele Biada). A questo punto, e dopo un braccio di ferro durato settimane, la capolista Gerosa dovrà essere gratificata con la vicepresidenza della Provincia.
Campobase si consola con un 8,4% e tre consiglieri (due ex assessori del comune di Trento: Chiara Maule e Roberto Stanchina) e l’ex vicepresidente della Comunità di Fiemme, Michele Malfer.
Crolla il PATT (aveva il 12,6%) all’8,1% e strappa 3 consiglieri (Mario Tonina, vicepresidente uscente della Giunta; Maria Bosin, sindaco di Predazzo e Walter Kaswalder, presidente del consiglio provinciale uscente) ma non sfonda Casa Autonomia.Eu (4,2%) che si deve accontentare di una sola consigliera (Paola Demagri). La Civica (4,3%) elegge Mattia Gottardi e Vanessa Masè mentre l’Alleanza Verdi e Sinistra (3,2%) riconferma Lucia Coppola.
Il seggio riservato per legge ai comuni ladini va a Luca Guglielmi (Pippotto) della lista Fassa con 1.087 preferenze. Delle tre liste a sostegno del candidato presidente Filippo Degasperi, Onda, con 5.864 voti, cede il seggio a Filippo Degasperi. Gli altri due candidati presidente eletti sono Maurizio Fugatti e Francesco Valduga.