Quasi 800 candidati, quattro coalizioni, sette candidati-presidente. La scheda che sarà consegnata domenica 22 ottobre ai 320 mila elettori del Trentino non è la più affollata di sempre ma si avvicina molto al passato. Otto liste in appoggio al presidente uscente, Fugatti; sette i simboli accanto al nome del candidato presidente per il centro sinistra, Valduga; tre per il candidato presidente De Gasperi; tre per il candidato presidente Divina; una soltanto per i candidati presidente: Marini, Dardo, Rizzo. La campagna elettorale è in corso e Pier Dal Rì non si è sottratto dal manifestare la propria opinione.
Trovo imbarazzante vedere così tanti candidati con il mio cognome, in lizza per un posto al sole. Ben tre: Alessandro Dal Rì, nel P.D.; Roberto Dal Rì, nell’Udc; Paolo Dal Rì nella lista per Fugatti. Tutti impegnati in campagna elettorale, mentre chi scrive, a vendemmia terminata, può dire di aver terminato il proprio impegno in campagna, quella con i piedi per terra. Ad ogni modo, scorrendo l’elenco dei quasi 800 candidati, resto stupito di quanto coraggio e di quanta ambizione si nutra una campagna elettorale. Sono dispiaciuto, peraltro, che manchi il Franco Bruno, il dissacratore, l’uomo qualunque, dalla canottiera marrone, l’unico candidato davvero controcorrente della lista “Catena”, sempre ad acume politico spento perché glielo avevano addirittura staccato assieme al contatore della corrente elettrica.
Lo ricorderanno quelli di una certa età, nei dibattiti fra pretendenti ad ogni carica, sempre caricato a salve. Da solo evidenziava come fosse molto malata di eccessiva salute la democrazia anche in Trentino. Le figure dalle tinte forti, comunque, non mancano e non ne cito alcuna per non solleticarne ulteriormente l’ego. Tuttavia chi ha preparato i manifesti con la propria immagine prima ancora di essere collocato in lista, per poi trovare al “proprio” posto l’altrui nome, merita un applauso.
Siamo in Trentino, terra che fu democristiana. Il simbolo di croce e libertà abbonda, suscita qualche nostalgia e viene esposto come una reliquia, con la reverenza che solitamente si riserva alle rarità da museo, con la paura che non prenda una cattiva strada. Molti (a sentir loro) sono certi che i trentini metteranno una crocetta sulla croce. Certi che, nel farlo, non pagheranno scotto né Scottoni.
Il catalogo pare ben assortito. In tutti gli schieramenti, tra neofiti, apprendisti e vecchie volpi, accanto al nome e cognome appaiono qualifiche per assicurare che la competenza è garantita (pullulano i “già” ed i “fu”). Il credo politico, rispetto allo schieramento, sembra garantito dal reclutatore il quale, spesso e senza conoscere il candidato prescelto dice solo: “ci serve un medico, vieni con noi”; oppure: “non abbiamo contadini, operai, insegnanti. Tu fai al caso nostro”.
Pensiero e fede politica contano poco. Basti rammentare che nelle passate elezioni provinciali “Fratelli d’Italia” avevano ancora da sgambettare e i voti per quell’area nazionalista, di destra-destra, erano briciole. Dai “profughi” di altre formazioni fu creato un partito con ben quattro consiglieri i quali hanno maturato la vocazione, data per vincente, lungo la strada con gazebo al seguito.
Magia dell’abbondanza di candidati, di ambiziosi più che militanti di provata fede. Taluno perfino ignorante del fatto che ogni partito culla certe idee o propugna certi ideali. Lo si desume dal doppio salto carpiato di chi, in una notte, su manifesti e insegne della sede, ha cambiato il simbolo del partito lasciando il fondale di una precedente parte in commedia. A scrutare certe immagini non si è fatto nemmeno ricorso all’armocromista, a qualche mago della fotografia, agli esperti in trucco e parrucco.
Anche le fotografie e le pose dei candidati (taluni con le braccia conserte che nel linguaggio del corpo dicono più di mille parole) sembrano quelle delle macchinette della fototessera, utili per il rinnovo della patente. Qualche bella persona la si intravede. Tuttavia, per abbinarne due (maschio e femmina), come da disposizioni di legge, si fatica a trovarle nella stessa lista con il rischio di vedersi annullato il voto se si prende un candidato di qua e una candidata in altra lista.
Senza dire della confusione che si potrebbe creare per omonimie o cognomi di chi aveva il padre in un partito e oggi te lo trovi sotto un altro simbolo. Vai a spiegare agli elettori che, a volte, le idee e gli uomini emigrano e i simboli restano.
Non c’è dubbio che il nome ha un valore, anche e soprattutto se è collocato dalla parte giusta, nello schieramento che si ritiene vincente per la guida della Provincia. Non sarà facile sostenere uno del paese perché ha sempre fatto del bene a tutti e poi scoprire che è in lista solo perché altri non si sono fatti vivi. Più d’uno, almeno per come lo si conosce da vicino, lo trovi in certe compagnie e capisci è solo per dare sfogo alle proprie ambizioni personali, perché si sente cercato ed importante, magari inconsapevole di essere portatore d’acqua al mare che non era certo il suo preferito. Le elezioni del 22 ottobre sono una cosa seria: un referendum sulla capacita o meno di scegliere chi tutela l’autonomia nei fatti e non solo a parole; la prova che esiste ancora la voglia di autogovernarsi, di non farsi governare dal Veneto o da Roma. Al di là dei parenti, degli amici, dei compaesani, sarà il caso di scegliere chi sta dalla parte giusta o che è ritenuta tale.