Una volta si chiamava PPTT. Acronimo di Partito popolare Trentino Tirolese. I detrattori ne avevano storpiato la declinazione in: Per Poter Tornar Todeschi. Ad ogni buon conto fu un partito di appassionati cultori dell’Autonomia, da Roma ma non soltanto, e di difesa della terra trentina e dei suoi abitatori. Ebbe momenti di grane presa sulle masse. Soprattutto agli esordi (1945-1948) quando si chiamava ASAR, Associazione Studi Autonomistici Regionali. Poi conobbe la crisi con la scissione (1982) divenendo UATT (Unione Autonomista Trentino Tirolese) con Franco Tretter e Autonomia Integrale con Enrico Pruner e Domenico Fedel. La rifondazione nel 1988, a Riva del Garda, con la fusione UATT-AI che diede vita al PATT (Partito Autonomista Trentino Tirolese). Accadde prima delle elezioni regionali di quell’anno.
Trasformazioni e trasformismi hanno travagliato a lungo la vita del Partito autonomista trentino. Ma l’ultima giravolta ha lasciato basiti coloro i quali pensavano che a tutto ci fosse limite e decenza. Il matrimonio (di interessi) siglato con Fratelli d’Italia, che dell’autonomia si fanno un baffo, e con la Lega di Salvini (oggi Fugatti) che l’autonomia la predica per le “sue” regioni e per proprie ragioni, non certo per il Trentino, vista la dipendenza da Roma, ha tolto la maschera ai reggitori del fu Partito Autonomista Trentino Tirolese. Il corsivo di Carlo Martinelli:
Certo, non li ho mai votati. Mi sembrava troppo piccolo quel loro mondo, per chi sentiva, in qualche modo, essere il mondo intero la sua patria. Però il PPTT (il glorioso Partito Popolare Trentino Tirolese) era di casa, a casa mia, a Mezzocorona. Nonno Giuseppe aveva disegnato una stella alpina enorme, nel “volt”, accanto alla stalla. Era di colore verde. Si era fatto sette anni di prigionia in Russia, poi Unione Sovietica. Catturato in Galizia, prima guerra mondiale: come migliaia di altri giovani trentini, indossava la divisa dei Kaiserjager austroungarici. Cecco Beppe il suo imperatore.
A metà anni Sessanta, io ero un ragazzino, perse la vista per i postumi proprio di una ferita in guerra. Così fino a quando morì, gennaio 1969, mi chiese di leggergli il foglio, il giornale. “L’Alto Adige”, ogni giorno. Imparai un sacco di cose, nacque allora il mio amore per la carta. Su quel giornale avrei persino finito per scriverci, per 42 anni di seguito. Poi toccò a papà, Giuseppe anche lui, ricordarmi che per quel popolo contadino il partito della stella alpina era qualcosa di importante. Io veleggiavo su altri lidi ma non si poteva non rispettare quella gente, quella fedeltà, quella coerenza, quella semplicità. Le battaglie di Pruner e Fedel, quel motto sempre ripetuto in casa: male non fare, paura non avere.
Quando anche papà se ne è andato, tre anni fa, in un cassetto ho trovato le tessere del Pptt intestate al nonno. Quella del 1963 è la numero 1193, la vedete in foto. C’erano anche i fogli ciclostilati del “Notiziario del Partito del Popolo Trentino Tirolese”. Mi sono ricordato delle invettive contro i fascisti, prepotenti, e contro quelli che guardano a Roma quando si dovrebbe guardare un po’ più vicino. In bocca a nonno e papà, autonomia era una parola degna, suonava sincera. Oggi riguardo quelle tessere e penso alla giravolta che gli eredi – assai poco legittimi, a questo punto – del PPTT hanno fatto in questi mesi, scegliendo l’alleanza che sappiamo. Mi sento di dirlo, per rispetto alla loro memoria e alle loro fatiche. Caro nonno, caro papà, c’è una sola parola per definire quelli che hanno portato il vostro caro, amato partito, nelle braccia di chi vi ha sempre deriso, osteggiato, irriso, disprezzato. Si chiamano traditori. Questo dovevate sapere. Questo vi siete risparmiati.
2 commenti
Certo che , ricordando i.fasti di un glorioso passato del P.P.T.T e nel commuoversi quasi pensando agli orientamenti ( giusti) del nonno e del padre, nell’ammettere candidamente di NON aver mai dato loro retta in fase di voto….beh allora qualcosa non quadra. Non è questo il pulpito della predica giusta.
Cordilamente
e quale sarebbe il pulpito? la mia storia è stata fatta anche di questo. non ho mai votato autonomista: dov’è il problema? ho rispetto per la storia di nonno e papà, so per certo che non avrebbero apprezzato l’accodamento ai nipotini di quelli che agli “austriacanti” hanno sempre riservato malcelato disprezzo.