Il consigliere provinciale fiemmese Gianluca Cavada, esponente leghista, per far parlare di sé (ormai la campagna elettorale è avviata) ha avuto la brillante idea di aggiungere all’assestamento del bilancio la proposta di “inserire in legge la promozione dell’insegnamento dell’Inno al Trentino nelle scuole”. “Si slancian nel cielo le guglie dentate, discendono verdi le dolci vallate… O puro bianco di cime nevose, soave olezzo di vividi fior …”. E già si immaginano schiere di scolaretti, tutti con la divisa di giovani Balilla padani, pronti sull’attenti per la marcetta dell’Inno al Trentino mentre sul pennone della scuola s’innalza la bandiera del Carroccio e nel braciere brucia la fiamma di Fratelli d’Italia. Inutile dire che il nostro Golem sprizza gioia e soddisfazione da tutti i pori. A dirla in Trentino: “Pòri laori”.
Geniale. Come ha pubblicato venerdì 4 agosto il “Corriere del Trentino” (pag. 6), cogliendo tutti di sorpresa per l’originalità della proposta, qualcuno ha provato a guadagnarsi la propria (lauta) indennità di Consigliere provinciale, stupendo il pubblico con una proposta di straordinario rilievo: obbligare l’insegnamento scolastico dell’Inno al Trentino.
È senza dubbio un modo unico e rapido per instillare (o forse distillare) radici di sana trentinità nei nostri giovani che, poveri ignoranti, guardano più a Londra che a Lona. Avanti, allora. Tutti in fila e cantare. D’altronde i nostri vecchi l’hanno già fatto con “Giovinezza” e noi non saremo da meno.
Ancora incredulo, penso solo alla tristezza che forse proverà l’Autrice dei versi dell’Inno al Trentino, cioè quell’Ernesta Bittanti (1871-1957) compagna e moglie di Cesare Battisti (1875-1916) la quale, rispondendo al posto del marito all’invito del maestro Guglielmo Bussoli (1873-1953), compose (1911) le quartine dell’Inno. Nel corso della sua lunga e dolorosa esistenza “Ernestina” ha vissuto e combattuto per quei valori che stanno esattamente all’opposto della visione leghista/fugattiana del Trentino.
Ritrovarsi ora sugli scudi di coloro che, solo pochi anni fa, quello stesso Inno lo volevano cambiar e che oggi vanno a braccetto con il “pantirolesismo anaune” da avanspettacolo che ha sempre odiato Ernesta e i suoi versi, probabilmente non le farà grande piacere.
Passerà anche questa boutade elettorale e forse quell’Inno non sarà materia di insegnamento ma ritroverà quella cornice nella quale è stato redatto, senza alcuna manipolazione della storia e delle “sante memorie”.
Dimenticavo. Già cent’anni fa i fascisti cercarono di impossessarsi della memoria di Battisti. Ernesta coprì il cippo nella fossa del Castello del Buonconsiglio con un velo nero. Lo stesso che andrebbe oggi steso su questa penosa vicenda.
Il Golem