L’origine della Cattedrale di Trento (1212), il principe vescovo Federico Wanga (1207-1218) e il lapicida Adamo d’Arogno (1180-1236 ca.) rivivono nella rappresentazione che il “Club Armonia” di Trento propone, la sera del 26 giugno, giorno del patrono di Trento S. Vigilio, nel tempio civico di San Lorenzo, accanto alla stazione ferroviaria. Il testo della piéce teatrale, che si richiama alle rappresentazioni sacre medievali, è di Renzo Fracalossi che ne cura pure la regia. Ad accompagnare la recitazione il “coro Filarmonico Trentino” del maestro Sandro Filippi.
I recenti e straordinari restauri degli interni del Duomo di Trento hanno restituito alla comunità l’antica bellezza di un luogo senza tempo, ma non senza storia. Queste pietre perfette e cariche di simbologia, dovute al genio ed alla maestria architettonica e costruttiva di Adamo d’Arogno e delle sue discendenze, costituiscono da sempre il centro della vita diocesana e, attraversando i secoli, della vicenda tridentina tutta. Le pietre del Duomo hanno così accompagnato e custodito ogni passo delle esistenze del popolo di Dio, custodendo, al contempo, una fede profonda, austera e ricca di ispirazione e sostegno.
Davanti a tanta meraviglia, ma anche al “silenzio parlante” di quella materia immobile, il CLUB ARMONIA ha voluto testimoniare un atto d’omaggio, provando a raccontare, succintamente e in tutta semplicità le origini e gli sviluppi successivi della chiesa cattedrale. Lo scopo è di trasmettere una memoria viva e riconoscente di un monumento che raccoglie in sé larga parte della nostra storia, anche per provare a stimolare qualche ulteriore conoscenza ed approfondimento, individuale o collettivo.
Ne è così nato un testo che, nel rispetto delle forme del teatro sacro medioevale, prova raccogliere qualche cenno sul profilo di Vigilio, terzo vescovo di Trento e Santo patrono della città, ma anche attorno alla volontà del suo successore Federico Wanga, concentrata ad avere una nuova chiesa cattedrale. Quale occasione migliore quindi, per questo racconto, che le Feste Vigiliane? La celebrazione patronale diventa ponte con il passato più autentico e prova, al contempo, a proiettarsi nel futuro attraverso pietre e parole che odorano d’eterno, secondo quanto sostiene l’autore e regista del recital, Renzo Fracalossi.
Il Duomo, per come lo conosciamo oggi, è dovuto, senza dubbio, proprio alla decisione del Wanga che affida i lavori al maestro comacino Adamo d’Arogno e che arricchisce la città ed il principato con molte altre straordinarie iniziative: dalla torre “rossa” sull’ Adige che porta il suo nome al “Codex Wangianus”, il primo sistema normativo europeo in materia mineraria. Ma non solo il Wanga.
La Trento medioevale è anche la Commenda più meridionale dell’Ordine monastico – militare dei Cavalieri Teutonici ed ecco quindi che il Gran Maestro dello stesso – Hermann von Salza – ricorda la partecipazione del Wanga alla crociata e la sua morte e sepoltura, avvenuta proprio nella chiesa dell’Ordine Teutonico in Terra Santa.
Gli anni della costruzione del Duomo sono però anche quelli della predicazione francescana, che qui riaffiora attraverso il contributo narrativo di Santa Chiara e di sua sorella, Santa Agnese, che introducono il pubblico in quella mistica della povertà e della responsabilità che è una delle lezioni più alte del monachesimo e della sua complessa parabola. Insomma un affresco di storia antica e di fede cristiana, che si conclude con un dialogo, sugli schemi del “teatro filosofico”, fra il Bene ed il Male.
La tradizione dei grandi costruttori di basiliche e di cattedrali nell’Europa medioevale voleva che, in inizio dei lavori, venisse squadrata una grande pietra. Tagliata questa poi in due metà esatte, una veniva utilizzata come testa d’angolo per la porta d’ingresso opposta all’abside e l’altra veniva sepolta sotto l’altare a testimoniare la “bocca di Simon Mago”, ovvero del demonio. Le due pietre dovevano potersi sempre guardare fra loro, a dire di due parti di un’unica unità perduta.
Il medioevo è epoca dei simboli. Sono pochi ed “eletti” coloro che leggono e scrivono. I disegni le pitture, il racconto teatralizzato, la musica sono quindi, per la società di quell’epoca, ciò che i mezzi di comunicazione di massa sono per il nostro presente. Ecco il senso di questo confronto finale, che chiude una narrazione recitata in forma statica così come accadeva appunto all’epoca, con le modalità del racconto sacro.
Scrive Renzo Fracalossi che “il testo si avvale inoltre della preziosa e competente consulenza scientifica di mons. Luigi Bressan, arcivescovo emerito di Trento, che ha avuto la compiacenza di leggere, suggerire ed insegnare all’autore il poco ed insufficiente qui raccontato. A lui ed alla sua generosità, va il ringraziamento più sincero del Club Armonia e di tutti gli interpreti.”
Ma come si può fare teatro sacro senza la musica?
Il CORO FILARMONICO TRENTINO – uno dei gioielli del patrimonio corale trentino – ha risposto a questa domanda offrendo, sotto la direzione e la scelta artistica del maestro Sandro Filippi, già docente del Conservatorio di Bolzano, il suo apporto eccezionale, costellando il testo con brani della più alta tradizione polifonica, che spaziano da Mendelssohn a Rachmaninov; da Grieg a Monteverdi, per giungere infine ad una autrice trentina contemporanea, come la prof. Marina Giovannini.
Con una introduzione curata da Patrizia Dallago, la musica si insinua così fra le rimembranze di Fra’ Lorenzo e le parole di Vigilio (Marco Revolti); i ricordi del Wanga (Fiorenzo Degasperi), le memorie del Gran Maestro von Salza (Leonardo Debiasi) ed i calcoli di Adamo d’Arogno (Mariano Degasperi), ma anche l’intensità della “Laude” francescana recitata da Santa Chiara (Claudia Furlani), il racconto delle Clarisse curato da Santa Agnese (Anita Calliari) e la forza metafisica dell’incontro fra la pietra bianca, simbolo del Bene (Sara Ghirardi) e quella nera, che incarna il Male (Cristina Guido).
Lo spettacolo si tiene nell’ambito delle Feste Vigiliane alle quali il Club Armonia ritorna dopo aver partecipato alle edizioni degli anni Venti ed a quelle degli anni Ottanta del secolo scorso, proprio nel giorno dedicato a San Vigilio. L’appuntamento è per lunedi 26 giugno alle 18,simbolicamente orario dei Vespri, nel Tempio civico di San Lorenzo, accanto alla stazione ferroviaria a Trento, anche per dire del legame che unisce le varie chiese dell’antica città di Trento e quella loro storia, che è anche la nostra.