Ecco chi è Paolo Dalponte, il disegnatore-vignettista che domenica mattina ha anticipato su ilT-quotidiano il “personaggio” che, la sera, Andrea Castelli avrebbe sottoposto alla gogna della “tonca” nell’Adige. Quando il cronista gli ha telefonato, alle 20.30 di domenica sera, chiedendogli se, per caso, possedesse la sfera di cristallo, Dalponte è caduto… dalla sedia del ristorante “Alpino”, a Segonzano.
Paolo Dalponte stava cenando con la moglie, la prof. Elisabetta Doniselli, e il musicologo prof. Giuseppe Calliari. Avevano appena chiuso la rassegna grafico-pittorica alla “Cà da la Val”, a Piazzo di Segonzano. Luogo magico, nella forra del rio Regnana, sotto un antico ponte (impropriamente chiamato “romano”) che per tutta l’estate, i finesettimana, ospita mostre d’arte, incontri culturali, rassegne e concerti.
Andrea Castelli, il giudice unico della “Tonca” delle feste Vigiliane, a Trento, lunedì mattina ha ammesso candidamente di aver sfogliato IlT di domenica ma di non aver prestato attenzione al disegno anticipatorio di Dalponte. “Accidenti – ha commentato – c’è stata una gravissima fuga di notizie”. O egli ha parlato nel sonno, visto che era l’unico a conoscere l’epilogo della “tonca” o ha scambiato la doppia fuga dell’orsa M49 dal Casteller (ricordate? Estate del 2019, replica un anno dopo, nel 2020) come una fuga “dalla” notizia.
Che c’era tutta perché tutti si aspettavano il bagno purificante nelle fresche acque dell’Adige per la titolare dell’assessorato alla Sanità, segnatamente Segnana, o in subordine del suo dante causa in piazza Dante, lo sfuggente Fugatti. E invece è toccato all’orsa essere “toncata”.
Torniamo al disegnatore della vignetta premonitrice, Paolo Dalponte. Originario di Poia, nel Lomaso, dove è nato il 15 aprile 1958, si è diplomato presso l’Istituto d’Arte “A. Vittoria” di Trento. È passato dalla pittura ad olio al disegno grafico. Per la grafica umoristica ha vinto premi e ottenuto riconoscimenti in mezzo mondo: da Belgrado alla Turchia, dalla Russia alla Slovacchia, dall’Iran alla Cina, dall’Ucraina alla Siberia. Con il volume “Disegni di segni” (1998) ha vinto la Palma d’Oro a Bordighera.
Sue rassegne personali a Trento, Bologna, Innsbruck, Lussemburgo, Novellara, Istanbul, Teheran, Caldaro, Milano, Francia. Ultima, in ordine di tempo ma non di importanza (perché anche il campanile di chi scrive segna pur sempre l’ombelico del mondo) a Segonzano, val di Cembra.
Scrive lacerchia.it: “Attraverso le sue opere, Paolo Dalponte ci introduce con leggerezza in un personalissimo mondo di poesia. Interpreta con ironia, attraverso la tecnica della pittura ad olio, acrilico e matita, acquarello e china, soggetti e forme che diventano contenitori di pensieri e libere associazioni, seguendo l’inesauribile filone del surrealismo storico attualizzato attraverso l’uso di soggetti ironici, talvolta con acuto e raffinato umorismo. Il suo mondo appare senza confini geografici e storici, in una vera e propria realtà rimescolata e suggestiva”.
L’orsa de “IlT” è soltanto l’ultima, azzeccata, suggestione. Dove non osano le aquile, osa Paolo Dalponte da Poia di Comano Terme.