Fine aprile in Trentino tra gli schiamazzi, le urla, i distinguo, le precisazioni: sulla pelle dell’orso. Di quell’animale che ha sbranato il giovane runner di Caldes e che è rinchiusa e di quello trovato in decomposizione nella zona del Banale. Era inseguito da un “ordine di cattura” firmato Fugatti. A casa del quale, domenica 30 aprile, si sono dati appuntamento gli animalisti da tutta Italia. Con ciò portando nuova acqua al mulino del presidente leghista della Provincia autonoma di Trento.
Più che la temuta strage di orsi tiene banco, in queste settimane, la strage di intelligenza tra coloro che hanno a cuore più gli orsi che gli umani. Nulla contro i cosiddetti animalisti (nelle varie sigle, perché anche la galassia del mondo dei “no” è piuttosto variegata). Molto contro la furia dei protezionisti infuriati: che tirano la volata a quel Fugatti che vorrebbero cancellare dalla faccia della politica. L’ultima domenica di aprile si sono perfino dati appuntamento dalle parti dell’abitazione del presidente della Provincia, in quel di Avio, per indirizzare al suo recapito insulti e contumelie. Con il che hanno ottenuto, loro appena in 150, massimo 200, una levata generale di scudi. Mille voci di solidarietà a Maurizio Fugatti. Scontate quelle della sua parte politica. Peraltro, si ricorda ancora la manifestazione che, nel 2014, proprio il segretario della Lega, Matteo Salvini, organizzò sotto l’abitazione dei genitori della ex ministra Elsa Fornero, con manifesti e immagini di lei in lacrime per avere varato la riforma delle pensioni.
Ciò che ha stupito, positivamente, è la presa di posizione dell’ex presidente della Provincia di Trento, Lorenzo Dellai, il quale ha scritto: “Non condivido granché di ciò che dice e fa il Presidente, come noto. Spero in una svolta politica con le prossime elezioni di ottobre. Ma (Fugatti) è il presidente democraticamente eletto dalla nostra comunità autonoma. E, dunque, è il Presidente pro-tempore di tutti noi. Contestare la sua politica è democrazia. Organizzare manifestazioni sotto la sua abitazione privata è segno di una inciviltà che non ci appartiene e che tutti dobbiamo respingere con la massima fermezza”.
All’alba del 1° maggio, un gruppo di sedicenti “animalisti” ha colorato di rosso l’acqua della fontana del Nettuno, a Trento, per richiamare il sangue prossimo venturo degli orsi per i quali Fugatti ha deciso l’abbattimento. Sul sangue di quel povero cristo di Caldes, sbranato il 5 aprile dall’orsa Jj4, oggi in cattività al Casteller, nessun riferimento. Andrea Papi che aveva 26 anni, giace; e che i suoi cari si diano pace. Anche no, nella dilagante idiozia di taluni scalmanati da salotto: televisivo e non.
Nella cronaca tiene banco pure il ritrovamento della carcassa di uno dei tre orsi “condannati a morte” da Fugatti, la cui sentenza è in attesa di conferma o respingimento da parte del TAR (il Tribunale di giustizia amministrativa) che ne discuterà l’11 maggio. Si tratta dell’orso M62, trovato in stato di decomposizione nella zona tra San Lorenzo e Molveno. Un primo, sommario, esame dei veterinari farebbe supporre che l’animale abbia avuto la peggio nella lotta con un altro orso. È cominciata la stagione degli amori e non sono infrequenti gli scontri, anche feroci, tra plantigradi per conquistare una femmina. Gli animalisti non credono alle spiegazioni della Provincia e un sospetto è lecito. Tuttavia, se la morte dell’orso fosse stata provocata da un bracconiere, la carcassa sarebbe stata fatta sparire. Ad ogni buon conto una risposta verrà dall’Istituto zooprofilattico incaricato di verificare le cause della morte dell’animale.
In tutta questa vicenda restano le afasie dei pezzi da novanta del centrosinistra. Certo, l’ex senatore ed attuale consigliere provinciale Giorgio Tonini, del PD, ha scritto un lungo pezzo (“Scendere a patti con gli orsi”) pubblicato il 28 aprile da “Il Foglio”. Che è una testata autorevole della capitale ma che in Trentino ha pochi lettori. Rilevato che la Lega guarda alle elezioni di autunno drammatizzando i problemi “per alimentare le paure e cavalcarle ai fini di consenso”, Tonini scrive che il centrosinistra “deve riuscire nella difficile ma indispensabile impresa di far prevalere nella comunità trentina la cultura della sintesi, della mediazione, dell’equilibrio”.
Per intanto Tonini fa prevalere l’imbarazzo. Fugatti gongola.