Alla buon’ora. Il candidato presidente del cartello di centro-sinistra alle elezioni provinciali d’autunno ha finalmente preso carta e penna per dire la sua sul tema dei problemi che dal 5 aprile occupa i giornali, non solo locali, e impazza nei talk show televisivi: del Belpaese e fuori.
Il dott. Francesco Valduga, sindaco di Rovereto è il candidato presidente della Provincia alle prossime elezioni del 24 ottobre. Almeno fin che potrà restare tale perché dentro la sua coalizione c’è chi spinge per le dimissioni. La Corte dei Conti, infatti, lo ha nuovamente citato per danni erariali. Una prima condanna è in sede di appello presso il Consiglio di Stato, a Roma. È accusato di aver conferito l’incarico di dirigente del comune di Rovereto al dott. Mauro Amadori, un funzionario della Provincia autonoma di Trento.
Medico oncologo prestato alla politica, il dott. Valduga, candidato di una coalizione che annovera varie “anime”, compresa quella verde-animalista, è stato zitto per giorni sul problema dell’orso. Lo ha fatto (venerdì 21 aprile, natale di Roma, con un editoriale sul quotidiano “L’Adige” che lo ha pubblicato sotto il titolo “Sull’orso servono equilibrio e serietà”.
Il sostantivo “equilibrio” è usato sette volte e la reiterazione fa un po’ girare la testa tanto che il lettore potrebbe, alla fine, perdere proprio l’equilibrio.
Il medico prestato alla politica cerca di spiegare, con i toni pacati che gli sono propri, che “i valori che da sempre caratterizzano l’immagine dei Trentini” sono “dignità, serietà, equilibrio”. E già nell’incipit, pensando al decisionismo sguaiato di certi politici e amministratori, vien da dire che sul tema dell’orso la partita è già persa.
Tra chi mette i piedi nel piatto e minaccia mattanze per parlare alla pancia dell’indignazione popolare e rispondere alle provocazioni di un manipolo di animalisti, e chi pacatamente, sommessamente, larvatamente (per fare il verso a un celebre segretario del PD) cerca di ragionare, beh, non c’è proprio storia.
Il Valduga-pensiero è che sì, il progetto Life Ursus va rivisto “operando con efficienza la rimozione degli esemplari che manifestano comportamenti a rischio”, ma “un progetto come questo necessita di essere prima di tutto governato, esaminando ciò che si è fatto o non si è fatto fino ad oggi, ma soprattutto pensando a quello che si deve fare ora, che è appunto cercare un equilibrio tra le necessità di cui abbiamo parlato e le linee guida che dal confronto con chi ha le competenze scientifiche scaturiscono”.
Tombola. Ma chi glielo ha scritto, o suggerito, un testo simile? Con un competitor siffatto, Fugatti va a nozze. Diversamente, gli orsi continuerebbero a scorrazzare, a fare cucciolate plurime, a preoccupare i residenti nelle valli. Questi ultimi sono elettori (a taluni anche cacciatori) i quali si “fidano” più di chi dice, a reti unificate e a palle incatenate, che gli orsi vanno trasferiti. E che, se nessuno li vuole nel giardino di casa, vanno sterminati. Bum.
Chi ha il cuore che batte a sinistra, al candidato presidente della propria parte politica chiede programmi concreti non equilibrismi tattici. Lo sanno anche i bambini dell’asilo che animalisti, protezionisti e tutti coloro che si rifanno alle categorie degli “isti”, votano a sinistra. Ma sono come gli “irredentisti” alla Battisti. Pochi, benché battaglieri. Quando i trentini furono chiamati alle armi per servire l’imperatore di Vienna – era l’estate del 1914 – i “fuoriusciti in Italia” furono circa 800. La stragrande maggioranza dei trentini, nonostante il sottosviluppo della provincia e la mattanza galiziana, era e restò devota alla casa d’Austria.
Se il medico-candidato presidente Valduga vuol “curare” e convincere i trentini devoti a Fugatti e alla destra deve cambiare registro. E forse pure lo speechwriter.