Crescono i meloni, sfioriscono le stelle alpine nel Trentino post elezioni. E per annaffiare ciò che resta del fragile risultato delle urne, in casa PATT si procede a potare i rami “improduttivi”, a diventare ancor più piccoli e più magri (nomen omen), buttando alle ortiche Dallapiccola e Demagri, due consiglieri provinciali in odore di eresia. Il casus belli, banalmente: la scusa addotta dal presidente del partito, Panizza, e dalla tesoriera, Roncador: il mancato pagamento delle ultime quote che i consiglieri devolvono, per prassi, al partito di appartenenza. Nel merito, il corsivo del Golem:
Forte degli entusiasmanti esiti elettorali, dalla sconfitta dell’ineffabile Panizza alle comunali nel suo borgo natio alla totale insignificanza raccolta nel recente voto nazionale, il PATT si prepara a scelte strategiche.
Anzitutto, con acuta lungimiranza, sceglie di non scegliere. Bravo! Poi minaccia (e attua) l’espulsione di chi dissente, magari pressato da una certa “dissenteria”. Bene! Poi ancora prepara la lista della spesa da sottoporre a tutti coloro che potrebbero vincere le prossime elezioni provinciali. Una poltroncina, una seggiolina, una panchetta, anche solo uno sgabellino, purché sia in nome dell’autonomia. Sembra – ma di certo è solo gossip – che nel possibile “patt(o)” il presidente Panizza abbia messo anche la presidenza del MART. Ovviamente per sé stesso, sempre pronto in difesa dei valori e degli ideali autonomistici. D’altronde, siamo franchi: il Franco possiede tutti i titoli: competenze, specializzazioni scientifiche e pubblicazioni internazionali sull’arte. Soprattutto a cambiare le carte in tavola. Che resta pur sempre una dote “artistica”, non è vero?
P.S. Se dovesse diventare presidente del MART, sarà bene rammentargli che Giotto di Bondone non ha nulla a che vedere con l’omonimo monte o con l’amena località giudicariese. È solo il nome del padre del pittore.