Tre cardinali e trenta vescovi, accompagnati da una folla di trentini e di umbri, domenica 11 settembre, a Perugia, per la consacrazione a vescovo di Ivan Maffeis, nato a Pinzolo il 18 novembre 1963 ed eletto alla cattedra di Perugia-Città della Pieve il 16 luglio 2022.
Se è vero che l’abito non fa il monaco, bisogna dire che il nostro amico (e collega) Ivan Maffeis (1963), vestito da vescovo sta proprio bene. Vicino al suo compaesano, il vescovo di Trento, Lauro Tisi (1962), sta ancora meglio. Mica male per il popolo rendenèro e per una valle, accusata nei secoli di aver allevato gli assassini del vescovo Vigilio. Di colui che, per la sinossi episcopale, figura terzo nella successione tridentina, ma che dal quinto secolo è considerato martire e patrono di questa terra tra i monti.
E Ivan “il buono”, nel suo stemma vescovile ha voluto proprio l’aquila, simbolo di Giovanni l’evangelista (e Ivan altro non è che Giovanni) e delle vette del Brenta sotto alle quali svetta il campanile di Pinzolo, la sua terra. Sulla parte sinistra dello stemma, la stella, simbolo della Madonna alla quale ha affidato il suo ministero e la sua diocesi di Perugia-Città della Pieve. Sotto le verdi colline dell’Umbria il motto “Cristo in voi”, a cementare l’impegno di pastore che conosce la fatica e l’odore delle pecore.
Due vescovi e due Chiese, Trento e Perugia, da domenica 11 settembre affratellate da un piccolo-grande prete, da un eccellente giornalista, il quale, nato in Rendena, cresciuto a Trento, sgusciato indenne dalle insidie di Roma, è approdato, infine, alla cattedra vescovile.
A cementare il gemellaggio della devozione, gli arcivescovi di Trento, Tisi e l’emerito Bressan, hanno donato alla cattedrale di San Lorenzo, a Perugia, frammenti di reliquie di San Vigilio e dei tre missionari della Cappadocia, quelli assassinati per davvero, in val di Non, dove si erano stabiliti, nel 397 d. C.
C’erano, nel pomeriggio di domenica 11 settembre, a Perugia, delegazioni e famiglie singole, per oltre duecento persone arrivate dal Trentino, segnatamente da Pinzolo e da Rovereto. Ultima tappa, meno di due anni, quale parroco di numerose parrocchie per il nuovo arcivescovo di Perugia.
Non è il primo trentino con il pastorale in terra umbra. Per molti anni, nel secolo scorso, fu vescovo di Assisi, Giuseppe Placido Nicolini (1877-1973), abate benedettino. Creato vescovo da Pio XI nel 1928 fu titolare della diocesi umbra per 45 anni, fino alla morte avvenuta a Villazzano, suo borgo natale, il 25 novembre 1973.
Prima di approdare alla cattedra vescovile, Ivan Maffeis ha fatto il cappellano a Mori, il parroco a Ravina e Romagnano, quindi il giornalista-direttore del settimanale diocesano di Trento, Vita Trentina (2000-2009), poi il responsabile dell’ufficio comunicazione della CEI, la conferenza episcopale italiana, a Roma, della quale (2015) divenne anche sottosegretario. Infine, per meno di due anni (2020-2022) è stato parroco a Rovereto, Terragnolo e dintorni. Laureato in Scienze delle comunicazioni sociali alla pontificia università Salesiana, è stato a lungo docente presso quello stesso Ateneo e pure presso l’università Lateranense.
Con la nomina ad arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, nel luglio scorso, il Trentino vanta otto vescovi: cinque usciti dal seminario diocesano (Ivan Maffeis, Lauro Tisi, Luigi Bressan, Guido Zendron e Mariano Manzana) e tre appartenenti a ordini religiosi (Giancarlo Bregantini, Giuseppe Filippi, Adriano Tomasi).