Nel giorno in cui l’autonomia celebra sé stessa, il 5 settembre 2022, e tra gli strepiti di una campagna elettorale dagli esiti scontati, il quotidiano trentino l’Adige cambia timoniere. Alberto Faustini, un curriculum corposo al pari dell’album fotografico, lascia la direzione del giornale di Trento che aveva presa, in condominio con quella dell’omologo foglio di Bolzano, giusto tre anni fa. L’editore ringrazia Faustini “per gli anni di grande impegno presso il giornale l’Adige caratterizzati da eventi avversi, come per esempio la pandemia di Covid 19”.
Che cosa vuol dire questa frase? Che Faustini debba essere annoverato, pure lui, tra le vittime del Covid? Perché nel corso di una direzione di giornale capita che accadano eventi avversi. Un giornale e il suo direttore vanno a nozze con la cronaca (“È la stampa, bellezza! E tu non puoi farci niente. Niente”. H. Bogart, nel film del 1952 “L’ultima minaccia”).
E che cosa c’è di più avverso, per un direttore di giornale, del fatto di vedersi sfilata la poltrona dopo “anni di grande impegno”? Per addolcire la sostituzione, l’editore riconferma Faustini alla direzione del giornale “Alto Adige” e gli affida la direzione editoriale dei giornali di lingua italiana del gruppo Athesia: Adige, Alto Adige e… il nuovo foglio che uscirà entro metà ottobre sotto la direzione di Paolo Mantovan. Per colmare il vuoto, si dice a Bolzano, lasciato dalla chiusura del giornale “Trentino” avvenuta in piena pandemia il 16 gennaio 2021.
Domanda che avremmo voluto rivolgere all’on. Ebner se ci fosse stata concessa un’intervista chiesta, tramite un suo fidato collaboratore, giovedì 26 maggio 2022. Ovvero: se lo scorso anno ha deciso di chiudere un giornale che perdeva un milione e mezzo di euro, che cosa è cambiato in 18 mesi per tornare nelle edicole con “il nuovo Trentino”? C’entra qualcosa il cospicuo utile di bilancio (22 milioni di euro) registrato dal gruppo editoriale nel 2021?
Non sfiora nemmeno lontanamente il nostro candore professionale l’idea che questa nuova operazione editoriale sia un’azione di disturbo legata all’annunciata pubblicazione de “Il T”, il nuovo giornale voluto da Associazione Industriali, Federazione trentina della Cooperazione, artigiani, albergatori e altri soci. Chi lo pensa non fa un buon servizio all’editore sudtirolese.
Oddio, il mercato della pubblicità è quello che è. Non può stupire che un editore che controlla l’80% della carta stampata in regione voglia difendere la posizione dominante acquisita qualche anno fa con gli acquisti sulla piazza trentina.
È quello che accadeva nel medioevo quando gli ordini mendicanti volevano aprire un nuovo convento là dove altri frati già raschiavano il barile delle offerte e delle donazioni. Le orazioni dei religiosi si mischiavano con le bestemmie e i ricorsi a Roma. Un convento in più riduceva le entrate e le prebende. Ne sanno qualcosa i Carmelitani i quali poterono avviare la loro attività alle Laste di Cognola solo perché al loro mantenimento provvide un generale delle armate imperiali. Mattia Galasso (suo il palazzo del Diavolo, comperato a Trento nel 1642) era diventato ricco col bottino di guerra delle scorribande dei Lanzichenecchi. In particolare, con il sacco di Mantova (1630-1631) al soldo di Ferdinando II e la peste diffusa in Lombardia.
Ma il Galasso voleva comprarsi l’aldilà con donazioni a chiese e conventi. Ebner si accontenta dell’aldiquà, consolidando l’impero editoriale con un nuovo giornale.
In curiosa attesa di quanto accadrà tra le urne elettorali e le urne cinerarie (tra il 25 settembre e il 2 novembre) torniamo all’Adige che avrà quale nuovo direttore Pierluigi Depentori (1971), giornalista dal 2001, già al “Trentino” e all’”Alto Adige” di Bolzano.
Chissà se anche lui rammenterà quanto scrisse Gino Fantin nel 1978, il giorno in cui divenne direttore del “Corriere di Informazione”. Mentre, davanti allo specchio, si sistemava la cravatta, sua moglie gli fece le congratulazioni per la nomina. Ma gli ricordò con pacatezza: “Quando ti siederai alla scrivania di direttore allunga l’orecchio. Sulle scale sentirai il rumore dei passi del tuo successore”.
Buon lavoro ai colleghi che se ne vanno e a quelli che restano. In fondo il giornale nasce vecchio e quando arriva nelle edicole il mondo guarda già al calendario del giorno dopo.