Autore di importanti volumi di storia, non solo trentina, Paolo Piccoli (1946), già giornalista professionista, notaio (presidente nazionale ed europeo dei notai), uomo politico (segretario provinciale della DC), attuale presidente del consiglio comunale di Trento, ha pubblicato (sia pure per pochi intimi) un libro su e per la sua famiglia. Lo abbiamo letto, fresco di stampa.
È una storia di famiglia che si intreccia con la storia che ha attraversato gli ultimi due secoli. Scorrevole come i fiumi che si sono portati via il tempo, talvolta la memoria, e che hanno trascinato altrove la vita di uomini e donne votati alla fatica della povertà. È la storia elaborata nei mesi della clausura del Covid e conclusa con l’Ucraina in fiamme. Scritta da un professionista nell’età della pensione ma che ha fatto il giornalista (e la maestria del racconto lo denota in ciascuna delle oltre duecento pagine), il portavoce di uno zio importante, il pubblico notaio, il politico e, infine, l’amministratore pubblico.
“Ho avuto la fortuna di nascere dopo la guerra, mentre mio padre ne ha attraversate due”. Così Paolo Piccoli nell’introduzione a il “Viaggio nella memoria – una famiglia trentina da Tavernaro al Brasile e ritorno alle origini”. È una storia raccontata a più mani (assieme ai fratelli Luisa e Carlo) come si conviene per una storia di famiglia, pensata e affidata ai “familiari e agli amici”.
Tutto cominciò a Vezzano con Abramo Francesco, nato nel 1824, ottavo di dieci figli di Domenica Bortolotti e del mugnaio Giovanni Battista. Il quale, a sua volta, era figlio di Donato Piccoli da Tavernaro e di Domenica Osele. Abramo ha avuto otto figli dalla prima moglie, morta a 36 anni nel 1867 e preceduta nell’aldilà da sei pargoletti. Ne ha avuti altri sette dal secondo letto con Lesbina Vivori da Vezzano e, di questi, solo tre rimasti in vita oltre l’infanzia. Tra loro Bennone Oliviero, nato nel 1871.
La tragica alluvione del 1882 ed i procacciatori di braccia convincono Abramo a lasciare il Trentino per una destinazione favoleggiata quanto ignota: il Brasile. Secondo le promesse dei mercanti di uomini, nel Rio Grande do Sul avrebbe trovato terra gratis, derrate a buon mercato, vitto e alloggio per un anno. Come per centinaia di altri illusi, la prosperità in Sudamerica fu soltanto una terra amara.
Buona per accogliere le spoglie di Abramo che lasciò questo mondo a 65 anni, probabilmente nel 1889. “La tradizione orale familiare – scrive Paolo Piccoli – narra che fu trasportato per due giorni a spalla per essere sepolto in terra consacrata”.
Lesbina, la quale aveva seguito il marito, ma solo perché costretta dalle insistenze del prete di Vezzano, tornò nel Trentino austriaco per consegnare il figlio Bennone “al militare” dove sarà di ferma per ben dodici anni. Era il tempo in cui, chi aveva denaro, poteva pagare qualcuno perché lo sostituisse nel servizio con la divisa grigio-azzurra di soldato dell’Imperatore di Vienna. A casa c’era miseria e le rimesse di Bennone salvarono la famiglia dalla fame. Si congedò dopo aver servito Kaiser Franz per dodici anni, sei mesi e ventotto giorni. Il che gli assicurò un posto nell’amministrazione statale austroungarica.
Divenne contabile al Capitanato distrettuale di Trento, cancellista (segretario) alla Luogotenenza di Cavalese, dove portò all’altare Teresa Rigo (1879) da Condino. Nel 1911, nata la figlia Ada, fu trasferito a Borgo Valsugana. Qui videro luce Nilo (1911) e Adone (1913). Due anni dopo, nel pieno della Grande guerra e con la famiglia sfollata in Austria, a Kirchbichl, al confine con la Baviera, venne al mondo Flaminio. E già i nomi scelti per i figli maschi denotano una passione per la storia antica o, come sussurrano in famiglia, il tentativo, riuscito, per evitare che i nomi fossero tradotti o “storpiati” in tedesco.
Il racconto che Paolo Piccoli affida ai discendenti di Abramo e agli amici interessati alla “sua” storia familiare, svela particolari sconosciuti su alcune figure che sono emerse nel corso del Novecento. Dallo zio Flaminio (1915-2000), uomo politico di statura nazionale, parlamentare della DC, ministro della Repubblica, giornalista-fondatore dell’Adige; allo zio Nilo (1911-1996), che fu sindaco di Trento, dirigente di Poste Italiane; a suo papà, Adone (1913-1991) che fece il “negoziante” di pellami e rappresentante di commercio consentendo con ciò ai fratelli di approdare all’Università. E poi la zia Ada (1907-1992) che sposò Fortunato Rigoni, commerciante di Asiago approdato in quel di Trento al quale Bennone, consegnando la figlia, disse: “tràtela ben, sennò te scavezo el col”.
Nella famiglia Piccoli, per via dei matrimoni, si innestano e si diramano cognomi quali: Bortolotti, Vivori, Rigo, Rigoni, Boscheri, Cescatti, Cova, Nardelli, Bongiovanni, Bernardi.
Una storia familiare che si interseca con la storia della comunità trentina e nazionale. In ragione dell’impegno e delle professioni dei figli dei figli di Abramo. Un racconto da leggere, con l’unico limite che non è destinato alle librerie. Ma qualche copia approderà di sicuro in biblioteca.