A Rovereto, è stato presentato un libro che contiene storie di giovani donne che costruiscono il futuro. Storie di tenacia, determinazione, sogni e attese… ma anche di solitudine dentro una società che ancora le penalizza nella conquista di un posto di lavoro. Le 25 giovani donne che compongono il libro: “Le Futurose” sono delle combattenti.
Il libro è scritto da quattro donne: Paola Giudici, Milvia Argenti, Fausta Cassiti, Patrizia Belli. Nel loro viaggio letterario hanno incontrato altre donne che subito hanno abbracciato il progetto: Mara Rinner che ha messo a disposizione l’associazione “Amici di Famiglia” a sostegno dell’iniziativa, Elena Setti editrice di Osiride, Eleonora Morassut, autrice dell’immagine di copertina, la professoressa universitaria Paola Venuti perchè il ricavato di questa pubblicazione sarà interamente devoluto per la creazione di una borsa di studio per proseguire lo studio di un metodo educativo rivolto ai bambini vittime di violenza domestica assistita. Per mesi le autrici hanno cercato e intervistato giovani donne. Ne è nato un affresco variegato: dalla laureata in neuroscienze impiegata come assistente educatrice, alla filosofa, alla specialista in pet therapy, la blogger che scrive libri di cucina antica, l’attrice, la botanica… Ve ne presentiamo alcune.
”Prima tra tutte è Daniela Preschern che troppo presto ci ha lasciati. Lei che di quella sua malattia degenerativa aveva fatto una battaglia ci ha donato parole che sono metafora perfetta di quanto le donne riescano ad alzarsi anche quando tutto – ma proprio tutto – sembra essere contro di loro: “Dai sette ai nove anni ho vissuto il mio periodo peggiore, entravo e uscivo dagli ospedali ma mi è stata offerta anche l’opportunità di conoscere tante persone dotate di una forza di volontà incredibile e la lezione che ho imparato da loro è stata quella che nella vita non ti viene regalato niente e che per ottenere libertà e autonomia bisogna lottare e non darsi per vinti”.
C’è Silvia Cesaro, laurea in lettere moderne, fondatrice della sede Emergency di Rovereto che racconta:“A me piaceva molto andare nelle scuole a parlare di guerra, di pace, ma soprattutto sentivo urgenza di andare negli istituti a dire che la guerra è una scelta che, anche se si studia sui libri e questo può far pensare che c’è sempre stata, è e resta comunque una scelta dell’uomo.
C’è Francesca Desiderato, dottoressa in procinto di diventare medica di famiglia che dice: “Per le donne la maternità rappresenta ancora uno “spigolo”, le donne sono ancora “messe da parte”, poco aiutate con i servizi e se non ci fossero le nonne…”
C’è Francesca Mozzi antropologa che ha deciso di essere una Doula perchè: “Mettere al mondo è una delle esperienze dell’identità femminile, che cambia, rinnova, sgretola, frammenta e ricompone.Un processo creativo in tutti i sensi.”
E poi c’è Maria Giulia Scarcella attrice di teatro che ha scoperto come il teatro sia scuola di umanità e dovrebbe diventare materia curriculare: “Sono convinta che l’esercizio di mettersi nei panni degli altri contribuisca a creare dei futuri cittadini migliori.”
E c’è la denuncia alla società dei consumi di Alessandra Baldo, studi bocconiani, viaggi e un lavoro nella moda: “Cominciai a capire di non appartenere a quel mondo quando vidi comperare un paio di scarpe del valore commerciale di 600 euro per una bambina di 13 anni. Mi resi conto del mondo fuori di testa in cui mi trovavo.”
E che dire di Susanna Sara Mandice, oggi a capo della comunicazione del Museo d’arte Moderna e Contemporanea di Rovereto: il Mart quando con assoluta sincerità racconta: “A 19 anni ho lasciato casa e ho lavorato per andare all’università. Sai come ho fatto il master a Rovereto?Avevo avuto un incidente in bici e ho investito i soldi dell’assicurazione negli studi. Ogni tanto penso d’aver ottenuto di più di quanto fosse scritto nel mio destino ed è un pensiero che mi carica e mi rende fiera di ciò che ho raggiunto.”
E ancora… il pensiero della filosofa Manuela Valle: “Un giorno mi capita di incontrare un uomo per lavoro, per studio; dopo giorni e giorni di lavoro insieme forse vengo a sapere se ha dei figli oppure no. Una donna che incontro e con la quale lavoro o studio quanto ci mette a dire che ha dei figli? Mezz’ora? Si, mezz’ora. Perché noi donne abbiamo una molteplicità da intrecciare, molteplicità compresenti e non ci vergogniamo di essere al tempo stesso mamme, insegnanti, ingegneri, medico, figlie, mogli, siamo un tutt’uno, le donne sanno portare con naturalezza questa molteplicità.”
Per concludere le “Futurose” sono le donne di oggi, donne che stanno costruendo il futuro, sono tenaci, talentuose, preparate, alle volte preparatissime (laurea, master, lingue…), però… faticano a emergere, a dare senso pratico e lavorativo ai tanti studi. E su 25 solo due hanno un posto fisso. Ma non si arrendono proiettate a costruire futuro per sé e per gli altri.
Il libro è in vendita nelle librerie e sul sito www.edizioniosiride.it