“Non mi piace andare ai funerali, figurarsi al mio”, diceva agli amici. Per questo i figli hanno annunciato la morte di Umberto Nascimbeni solo a funerali avvenuti. È stato un singolare quanto poliedrico personaggio della città di Trento.
Ha sempre preso la vita con leggerezza, Umberto Nascimbeni, che se n’è andato sabato 19 febbraio alla bella età di 95 anni e una manciata di mesi. Intensamente vissuti perché diceva “se la vita è una valle di lacrime meglio morire dal ridere”. E lui, figlio d’arte, è sempre stato un attore brillante.
La mamma, Ester Nascimbeni, una brava sarta nella Trento di inizio Novecento, fu infatti una delle prime donne a calcare le scene del teatro, con il club Armonia e le “Vécie storie” di Dante Sartori. Era il 1927. E quando, ormai avanti negli anni, lo incontravi in città (sempre elegante, sempre signorile, sempre galante con le signore) stavi all’erta in attesa della battuta. Mai volgare, mai banale. Sapida e legata all’attualità. Ne aveva una scorta inesauribile. Commerciante nato, usava il buonumore in quantità industriale.
Appassionato di elettronica intuì fin dagli anni Cinquanta le prospettive commerciali del nuovo elettrodomestico che nel 1953 si affacciò anche alla finestra del sonnolento mondo trentino: la televisione. Il 22 novembre di quell’anno vi fu l’esordio, davanti a una telecamera, di un giovanotto che aveva fatto pratica negli Stati Uniti: Mike Bongiorno. La prima trasmissione televisiva della Rai irruppe nelle abitazioni dei pochi fortunati possessori di un televisore la sera del 3 gennaio 1954.
A Trento, Umbertino Nascimbeni era il direttore della Elettrocommerciale di via Mantova. Una mattina, Nilo Piccoli, sindaco della città e direttore provinciale delle Poste&Telegrafi lasciò l’ufficio, attraversò la via e si fiondò all’Elettrocommerciale per proporre all’Umbertino l’installazione sulla Paganella di un ripetitore del segnale TV. Avrebbe pensato il sindaco, con un viaggio nella capitale dal sottosegretario alle Poste e Telegrafi, a ottenere poi da Filiberto Guala (direttore della RAI) il prolungamento del segnale televisivo da Torino e Milano fino al Trentino. Era previsto per la fine del 1956. Grazie all’Umbertino che provvide a far istallare un ripetitore sulla Paganella e ai buoni uffici del sindaco Nilo Piccoli, Trento ebbe le prime trasmissioni TV alla fine del 1954. Quanto al commerciante Nascimbeni, accantonata l’idea di allestire le vetrine di via Mantova con le prime lavatrici, mise in bella mostra gli apparecchi televisivi in bianco e nero. Costavano un patrimonio: 200 mila lire. Per fare un paragone, un impiegato della Provincia portava a casa, ed era un privilegio, 30 mila lire al mese.
“Lascia o Raddoppia”, il giovedì sera con Mike Bongiorno, e il festival di Sanremo con “Grazie dei fior” ed altri brani proposti da Nilla Pizzi favorirono le prime vendite di quei costosi apparecchi anche in Trentino.
Fra una battuta galante e un baciamano alle signore, Umbertino Nascimbeni proponeva pure i dischi con le novità musicali a 33 giri. Dal matrimonio (1951) con Maria Giovanna Degasperi, che fu l’anima della “ditta” soprattutto per la musica classica, sono nati Massimo, Roberto e Isabella. Nessuno dei tre figli ha seguito le orme dei genitori, preferendo il camice bianco in sala di rianimazione o la medicina veterinaria agli elettrodomestici e al commercio dei vinili.
La Elettrocommerciale (nel frattempo il negozio era stato trasferito in largo Carducci a Trento) ha chiuso negli anni Novanta. Cambiava il mondo, anche quello trentino dopo le scosse salutari della Sociologia. Umbertino Nascimbeni non è mai cambiato. Ha continuato a far sorridere i suoi interlocutori anche quando, negli ultimi anni, la memoria ha cominciato ad appannare i ricordi. Ma non quelli degli amici che oggi rammentano con mestizia qualche frammento del suo lungo viaggio.