Compie 104 anni, don Guido Avi, il prete più anziano della diocesi di Trento. Li compie il giorno di San Valentino essendo nato il 14 febbraio 1918. C’era ancora la grande Guerra, l’impero della duplice monarchia danubiana volgeva al declino, dagli Stati Uniti, assieme ai soldati in appoggio a Francia e Inghilterra, era approdata in Europa l’epidemia di “febbre spagnola”.
Don Guido Avi, che i trentini chiamano affettuosamente “don Torta” (e non solo per via dei 104 compleanni, come vedremo) ha guidato l’automobile fino alla soglia del secolo di vita. Dal 2007 è canonico onorario della diocesi di Trento e pertanto gli spetta il titolo onorifico di “monsignore” che sarebbe come dire una “torta alla panna”. A dispetto della veneranda età, vanta un’invidiabile lucidità di mente. Soltanto l’udito fa qualche capriccio tanto che, per lunghe conversazioni al telefono, è costretto a indossare “i recìni”, come chiama gli auricolari.
Don Guido Avi è figlio di Angelo, un minatore nato a Tressilla di Piné nel 1878, emigrato a venticinque negli Stati Uniti, nel 1903; e di Domenica Mattivi, pure lei di Tressilla. La coppia, che si sposò nel 1910, ha avuto ben 15 figli (11 maschi e 4 femmine).
La coppia si sposò al santuario della Comparsa, poi scese al Vòlt di Pergine per mangiare un piatto di trippe. “Adesso partiamo per la Merica”, disse Angelo. E Domenica replicò: “Ma senza dirlo ai miei”? Si mise a piangere. Intenerito, l’uomo condusse la sposina a Tressilla perché potesse salutare i genitori. Ma appena dissero “Nèn en Merica”, la suocera guardò dal balcone verso Pergine. “Spetà doman che ancoi l’è nugol”.
Un giorno per le nuvole, l’altro per la pioggia; un giorno “no” perché c’era il sole e faceva caldo, passò qualche mese. Quando la coppia decise finalmente la data del viaggio, Domenica s’accorse di essere rimasta incinta. Un figlio, due figli, fino a quindici. Con tale nidiata anche al povero Angelo, che era emigrato in “Merica” per sette anni, passò la voglia di partire. Continuò a fare il contadino fino a tarda età. Morì a 80 anni, nel 1958. Domenica, nata nel 1889, visse fino a 90 anni. Con genitori così, anche i figli (tranne tre che morirono in tenera età) non potevano che superare tutti gli ottanta o i novant’anni.
La famiglia Avi crebbe a Vigalzano di Pergine e don Guido ha sempre avuto una speciale “venerazione” per la campanella della chiesa del Bus che ogni giorno suonava alle 11. “Subito dopo quei rintocchi, mamma Minica ci chiamava tutti per il pranzo”.
Don Avi, ordinato prete nel 1942 (a giugno festeggerà 80 anni di messa, un altro record) è stato parroco a Rovereto, Trento (Cristo Re), Albiano, Baselga di Bondone. In cinque anni, a Cristo Re, ha costruito la chiesa con il ricavato delle lotterie dove c’erano in palio decine di torte cucinate dalle parrocchiane. Parafrasando Archimede, diceva: “Datemi una torta e vi costruirò una chiesa”. Da qui l’appellativo di “don Torta”. Qualche anno fa ha scritto un libro di memorie: “Un gerlo di Provvidenza”. Il ricavato della vendita (raccolti oltre 25mila euro) è stato devoluto, tramite la Caritas, alle popolazioni terremotate del centro Italia. “In tal modo, dice, quelle pagine sono diventate un gerlo di Provvidenza… donata”.
Negli ultimi anni ha diradato gli impegni anche se, dice don Avi, “per morire c’è sempre tempo e io in questo momento non avrei tempo. Infatti dico: Sioredio son tut vos, ma pu tardi che pos”.Il Padreterno lo ha preso in parola.