Il cardinale americano di origine trentina, Joseph Bernardin, morì il 14 novembre 1996 per un cancro al pancreas. La scomparsa del titolare della diocesi di Chicago, suscitò vasta eco negli Stati Uniti e pure nella terra d’origine dei suoi genitori, la valle di Primiero. Nel novembre dello scorso anno, Settimananews ha scritto: “Bernardin è stato l’arcivescovo cattolico di Chicago dal 1982 fino alla sua morte, ma la sua importanza andava ben oltre Chicago. Nessun vescovo negli Stati Uniti potrebbe essere associato di più agli sforzi della Chiesa dopo il Vaticano II per impegnarsi e abbracciare il mondo moderno, come san Giovanni XXIII aveva sperato quando convocò il concilio. Bernardin una volta scrisse che il suo intero ministero aveva “avuto luogo all’ombra (del Concilio Vaticano II)”. Ancora: “In Bernardin, i cattolici hanno avuto un leader che ha anticipato lo stile e il ministero di papa Francesco nella sua apertura al dialogo e nei suoi sforzi per coinvolgere il mondo in dialoghi costruttivi. Ma gli ultimi anni di Bernardin hanno anche anticipato il tipo di opposizione che Francesco ha trovato, specialmente tra i cattolici americani”. Dagli Stati Uniti dove è nato e vive da 80 anni, un ricordo del porporato da parte di Louis Brunelli, fiero americano di origine “tirolese”.
Joseph Bernardin, figlio di Giuseppe Bernardin e Maria Simion, immigrati da Tonadico di Primiero, nato nella Carolina del Sud è salito ai ranghi più alti della Chiesa cattolica americana e della sua storia come Cardinale Arcivescovo di Chicago. Suo padre, un tagliapietre, si offrì volontario nell’esercito austriaco e poi si unì ai suoi sei fratelli in Columbia, nella Carolina del Sud, formando così una singolare e separata colonia di tirolesi e cattolici. “Joe” Bernadin, come veniva spesso chiamato, era un orgoglioso tirolese, conduceva una vita straordinaria ed era veramente nostro fratello. È morto 25 anni fa. Fu senza dubbio il leader più influente del suo tempo e forse per l’intera storia della Chiesa cattolica negli Stati Uniti.
Il cardinale Bernardin era un ecumenico che si avvicinava ad altre fedi e credo religiosi. La sua modalità abituale era quella di cercare un “terreno comune” per riunire le persone. Era considerato un maestro per conciliare gli elementi sempre più litigiosi della Chiesa americana che emergeva dall’illuminazione e dall’apertura del Concilio Vaticano II. Mentre la Chiesa cattolica è rimasta silenziosa e guardinga riguardo alla guerra del Vietnam, il cardinale Bernardin si è espresso con abilità e competenza come voce unica nel deserto della Chiesa. Questa stessa difesa e testimonianza era evidente nella sua opposizione alla corsa agli armamenti nucleari che, in quel periodo, stava attanagliando il mondo intero. Durante i 14 anni in cui ha guidato i cattolici di Chicago, Bernardin ha rivitalizzato un’arcidiocesi scoraggiata e disorganizzata e ha affrontato alcune delle sue questioni emotivamente più cariche, tra cui la chiusura di scuole e chiese e lo scandalo degli abusi sessuali da parte del clero. In risposta alle crescenti prove di abusi nella Chiesa cattolica, Bernardin, nel 1992 ha creato un panel (un gruppo) indipendente per esaminare le denunce di abusi sessuali da parte di preti cattolici. Prima di arrivare a Chicago, era diventato segretario generale della Conferenza nazionale dei vescovi cattolici (ora USCCB), come il più giovane vescovo degli Stati Uniti, incarico che ha ricoperto fino al 1972. Nel 1974 è stato eletto presidente del NCCB e ha ricoperto tale ruolo fino al 1977. Bernardin è determinante nella fondazione di uno dei programmi più influenti e di successo della conferenza, la Campagna cattolica per lo sviluppo umano contro la povertà. Nel 1983 scrisse una lettera pastorale in opposizione alle armi nucleari: “La sfida della pace: la promessa di Dio e la nostra risposta”, che fu adottata e pubblicata dai vescovi cattolici americani. Nel 1984, durante un “pellegrinaggio di fede” di dieci giorni in Polonia, il cardinale Bernardin fu presentato dal primate cattolico romano di Polonia come “apostolo della pace”, dove elettrizza 250.000 pellegrini, dicendo loro che Dio “rivendica gli umili e gli oppressi e detronizza i superbi e i potenti”. Nel 1986 dà il via alla creazione del Big Shoulders Fund, che fornisce sostegno finanziario alle scuole cattoliche bisognose di Chicago. Nel 1990 ha annunciato un’importante ristrutturazione che chiuderà dozzine di chiese e scuole nell’arcidiocesi di Chicago. Nel 1992, istituisce un comitato indipendente per esaminare le denunce di abusi sessuali da parte di sacerdoti e prevede di nominare un ministro dell’assistenza alle vittime, qualcuno che non era un sacerdote, per gestire le denunce.
Bernardin fu accusato di aver molestato Steven J. Cook anni prima a Cincinnati, dove Cook frequentava al liceo e Bernardin era stato arcivescovo. Cook lasciò cadere l’accusa tre mesi dopo, dicendo che non era sicuro che ciò fosse accaduto. Bernardin in seguito incontrò Cook, accettò le sue scuse e disse messa per lui. Ha ricevuto la Medaglia presidenziale della libertà dal presidente Bill Clinton alla Casa Bianca. È citato per aver mantenuto “la sua missione di tirare fuori il meglio dell’umanità e di riunire le persone” in un momento di transizione “nella sua Chiesa, nella sua comunità, nella sua nazione e nel mondo”. Bernardin dice anche che sta dedicando l’onore alla realizzazione della sua preghiera che la nazione “onorerà e proteggerà tutta la vita, specialmente i non nati e i vulnerabili”.
Il cardinale era spesso in copertina, sulle riviste Time e Newsweek. Il cardinale Joseph Bernardin è stato l’ultimo grande leader cattolico americano dal tempo del Concilio Vaticano II. Ho avuto il privilegio di corrispondere con lui. Avevo tante cose in comune con Giuseppe Bernardin. Eravamo figli di emigranti, cittadini dell’Impero, americani ma con una cultura distinta e diversa con un simile legame e affetto per le nostre origini, gente e terre. Mi salutava con un “mio caro amico tirolese”. Tali parole, tale identificazione riflette come ci capivamo e come ci sentivamo parte della nostra comunità Tirolese Americana. Per me le sue parole erano come un timbro, un’affermazione della nostra Tirolesità Americana e confermavano il tal modo il nostro legame e identità reciproci. Forse è stato un profeta preannunciando la creazione del Filò. Avevamo un sogno e medesimo pensiero che nel nostro aldilà ci sarebbero state le nostre Dolomiti. Era veramente nostro fratello.