Il caldo e la pioggia, dopo le grandinate di agosto. Quest’anno in Trentino la vendemmia ha preso il via il primo settembre (in talune zone perfino l’ultima settimana di agosto). Duecentocinquanta anni fa si cominciava a vendemmiare nel mese di ottobre. Il diario del frate francescano Giangrisostomo Tovazzi, che viveva nel convento di San Bernardino a Trento, riporta, qua e là, cenni alla raccolta dell’uva. A cominciare dal mese di novembre del 1780.
Scriveva il religioso di Volano: “7 novembre 1780 – Le vendemmie di questo anno sono state molto abbondanti universalmente”. “3 ottobre 1783 – Ai tre di ottobre furono cominciate le vendemmie in questi contorni. L’uva è molto marciosa. Non vi è abbondanza”.
“21 ottobre 1783 – Ho pur inteso, che nella nostra Sollandia [Val di Sole] regna del male ne’ porci. Item che nella Valle Lagarina le vendemmie sono scarse assai, cosicché chi soleva far cinquantaquattro brente ne ha fatto solo quattro, e ciò specialmente ne’ luoghi magri. Item, che li nonesi non hanno legumi. Che fu ammazzato un uomo in Margone da chi tendeva a’ ladri dell’uva. Il male veneto fummi poscia ratificato anche dal nostro Terziario fra Lionardo ritornante da Venezia. Così pure da altri il mal porcino de’ sollandi coll’aggiunta di febbri maligne. Anche in Aldeno vi è il mal bovino, cosicché fu d’uopo, che andassero a pigliare il nostro vino là questuato, li buoi di Romagnano”.
“26 ottobre 1784 – Le vendemmie di quest’anno sono state generalmente assai scarse, cosicché molti non hanno fatto né meno la metà dell’anno scorso. L’uva però fu sanissima, ed il vino sembra molto buono”.
“30 settembre 1785 – Le vendemmie di quest’anno dappertutto sul Trentino, e nell’Italia furono eccessivamente abbondanti, cosicché per non sapere dove riporre il brascato molti han differito il vendemmiare, ed altri han fatto lavorare i bottari anche ne’ giorni festivi. Il prezzo del brascato fu bassissimo: niuno ne voleva. In certi luoghi fu pagato un solo fiorino la brenta. Nessuno pensava che fossevi tanta abbondanza. Provenne dall’esser l’uva sana, grossa e mostosa. Il cielo fu sempre bello, e sereno”.
“22 luglio 1786 – Cominciammo a far orazioni pubbliche per impetrare dal signor Iddio della pioggia. Ma li trentini seguitano a frequentare ogni giorno in numero sorprendente le commedie diaboliche. La stagione non sembra di luglio, ma piuttosto di settembre. Hanno già cominciato a porre le fondamenta di un nuovo ponte di pietra sopra la Fersina per andare da Trento a Povo su la strada di Cornicchio, dov’era il vecchio prostrato dalla stessa Fersina l’anno scorso. Al maestro Caminada furono promessi dalla città quattro mila fiorini a patto, che sia usabile al tempo delle prossime vendemmie”.
“10 ottobre 1786 – Nel predetto giorno li trentini hanno dato principio alle loro vendemmie. Anzi ho veduto vendemmiare solennemente un maso qui sotto s. Bernardino nella precedente domenica senza manifesta necessità”.
“15 ottobre 1787 – Li 15 ottobre nella campagna di Trento fu dato principio alla vendemmia generale. Nel medesimo giorno per la prima volta son passato sopra il ponte nuovo di Cornicchio, tutto di viva pietra, terminato (in) rapporto all’arco in questi ultimi giorni per motivo delle vendemmie. Resta però da lavorargli intorno ancora molto. La vendemmia di quest’anno, generalmente parlando, fu scarsa”.
“26 settembre 1788 – Li 26 venerdì qui fu dato principio alle vendemmie negli orti, e nelle Ghiaie. Lunedì poi saranno generali. Son state ordinarie, ma nell’Atesia sovrabbondantissime”.
Nell’anno della rivoluzione francese che sconvolse il mondo europeo sul Trentino vi fu l’alluvione. Giangrisostomo Tovazzi ne scrisse alla data del 10 ottobre 1789.
“10 ottobre 1789 – Li dieci, giorno di sabato, dopo d’avere piovuto per qualche tempo ogni giorno sino dai due del corrente, intorno alle undici di mattina venne un vento caldo, e così folta pioggia, che s’ingrossarono i fiumi, torrenti e rivi a dismisura. La Saluga sormontò il suo alveo, andò sin appresso al rivo di S. Francesco, andò verso s. Maddalena, e per la Mostra, entrò nella chiesa, sacristia, e chiostro di san Marco, cui siccome intendo da quel Padre Priore Fulgenzio Meichelbeck di Borgo arrecò un danno di circa cento fiorini. Entrò per le porte della chiesa, e del chiostro, e così obbligò que’ Religiosi d’andare a dir, ed ascoltare la santa Messa in altre chiese sino ai 25 di ottobre esclusive. La Fersina prese il suo corso per il Maso Malfatti al ponte di Legno verso mezzogiorno, e Mattarello. L’Adige allagò il Borgo di s. Martino, e la Contrada della Prepositura, e parte della Contrada Lunga, sino al seminario [che si trovava nel palazzo dove oggi c’è la biblioteca comunale di Trento. N. d. r.]. Fu nella chiesa delle Domenicane, ed in quella del Carmine. Nella Contrada tedesca fu sino al primo pilastro dei Portici. Nella cantina del predetto seminario ha rovesciato circa venti carri di vino vendemmiato ne’ giorni appresso. Ha condotto via molta legna del medesimo seminario. Ha sorpassato e coperto affatto i muri situati sulla riva verso Pedecastello. Il medesimo Adige comparve tanto coperto di legnami, ed altre robe, che come mi fu detto, se uno si fosse gettato dal ponte di s. Lorenzo non avrebbe toccato acqua. Tra le dette robe fu veduto una sedia con un cavallo morto, delle casse con biancheria, una culla, degli ordigni molinarecci, del carbone ecc. Verso Mattarello pareva un lago. Campo Trentino fu tutto adacquato. In s. Marco l’acqua fu più alta de’ muricciuoli di quel chiostro. Il carrozzone vegnente da Mantova si fermò sotto l’Acquaviva, e dovette starvi sino alla sera del giorno di martedì tredici. Nella notte della domenica undici del corrente si gonfiò di nuovo l’Adige all’altezza d’un uomo, e venne ancora più all’insù nella città sino quasi alla chiesa delle Fradaglie. Per ciò non sono venute le poste né dall’Italia, né dalla Germania, né dell’Anaunia, né da Fiemme, né dal Benacense, né dalla Giudicaria. (Il) Buso di Vela dicesi rovinato. L’acqua di san Donato [San Donà] a noi portò via li cannoni della fontana. La pioggia ci molestò nel coro, nelle celle, e nel refettorio. Pareva, che fossimo senza tetto. Tanti, e tanti domenica non han potuto uscire di casa per andare alla santa Messa, e sono ancora in arresto in questo giorno tredicesimo, tra’ quali sonovi di quelli, cui non può esser somministrato alcun alimento. Anche in Povo le acque hanno recato del disturbo. Quindi domenica il sig. piovano ha tralasciato il vespro, e tutti per comune sono andati ad aggiustare le strade rovinate; e la baronessa Taxis avendo in Povo la cantina piena d’acqua mandò il suo servidore a pigliare del vino in Trento. Nel predetto giorno dieci nel lago di Garda sonosi annegati sette signori veronesi. Le vendemmie furono cominciate ai nove; ma furono disturbate dalle dette acque”.
“7 ottobre 1791 – Li sette ottobre, giorno di venerdì, li trentini hanno dato principio alla vendemmia delle uve, continuando sempre il cielo sereno”.
“23 ottobre 1891- Le vendemmie sono assai abbondanti nel distretto di Trento, cosa che non si sperava innanzi di cominciarle. Continuano anche li 24 ottobre”.
“8 ottobre 1792 – Gli otto, giorno di lunedì li trentini hanno dato principio alla vendemmia generale”.
“9 ottobre 1793 – Hanno cominciato le vendemmie generali, anzi le hanno cominciate ai sette col titolo degli orti, e delle ghiare”.
“21 ottobre 1793 – Le vendemmie di quest’anno sono state scarsissime da per tutto. Noi a Terlago abbiamo trovato uno staio solo di vino, e quindi subito l’abbiamo ristituito al benefattore, non tornandoci a conto il farlo trasportare. In tutta la cerca di Buso velano [oltre il Bus de Vela] abbiamo trovato un solo botticello di vino poco buono. Cosa straordinaria. Quelli, che hanno fatto la metà dell’anno passato sono stati fortunati”.
“9 settembre 1794 – Li nove abbiamo vendemmiato questo nostro orto. Altri hanno fatto altrettanto prima d’ora per bisogno di vino essendovene poco in città”.
“26 settembre 1794 – Li 26 a Trento fu dato principio alle vendemmie delle uve, per bisogno di vino, e perché le uve non marciscano, attese le frequenti pioggie”.
“5 ottobre 1795 – Li cinque i trentini hanno dato principio alla vendemmia delle uve, piovicando”.
“25 ottobre 1795 – In questi giorni in Trento sonovi stati de’ forestieri all’osteria, i quali sebbene sani, e professori della religione cattolica, come dissero, hanno mangiato di grasso anche ne’ giorni di venerdì, e sabato. Le vendemmie trentine generalmente parlando sono state più scarse dell’anno passato”.
“8 ottobre 1796 – Le vendemmie in quest’anno furono principiate avanti san Matteo [21 settembre] , perché li soldati le hanno cominciate ancor avanti, e continuarono sinché fuvvi da vendemmiare”.
“27 ottobre 1799 – Le vendemmie di quest’anno furono dappertutto scarsissime, cosicché resero circa il solo terzo, ed anche meno dell’ordinario. Cominciaronsi ai 7 del corrente”.
“22 settembre 1800 – Li 22 lunedì li trentini hanno dato principio generale alle vendemmie, avendo prima vendemmiato gli orti, e le Giare, e molti anche altri luoghi per timore de’ soldati presenti, e futuri”.
“5 ottobre 1801 – Ai cinque, lunedì, d’ottobre li trentini hanno cominciato le vendemmie, che furono abbondanti”.
“5 ottobre 1802 – Li cinque i trentini hanno dato principio alla vendemmia generale, avendo già vindemiati gli orti, e le Giare ai due e tre, secondo il solito. Il tempo fu suttissimo sino agli ultimi giorni, ne’ quali piovette alquanto. L’uva fu buona e sana e copiosa”.
“10 ottobre 1803 – Li dieci, lunedì, dai trentini si diede principio alle vendemmie. Li due primi giorni sono per li così detti orti, e Ghiare”.
“8 ottobre 1804 – Gli otto, lunedì fu dato principio alla vendemmia generale”.“11 settembre 1805 – Gli undici, mercoledì, abbiamo vendemmiata l’uva del nostro orto, benchè non ancora maturata, per non perdere tutto. Così han fatto ieri eziandio i Padri Carmelitani alle Laste”.
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