Le spiagge sono poco affollate, e sono spariti i “vu cumprà” lungo il bagnasciuga in questa seconda estate dilaniata dai dubbi e disseminata dal Covid. Tuttavia, a chi può ritagliarsi un piccolo spazio personale, magari sotto l’ombrellone, Patrizia Belli propone una commovente lettura. È il racconto di una donna straniera, migrante per amore dei figli. Arrivata da noi, come tante e come tanti, a offrire ciò che noi non siamo in grado di dare ai nostri vecchi e malati: una mano, un conforto e forsanche un briciolo di paziente ascolto. “Chiedevamo braccia, sono arrivate persone”. Che ci passano accanto, che talvolta non vorremmo vedere e che ci interpellano più di quanto siamo disponibili. Chiedendo loro, per contro, disponibilità totale.
Tornerà? Tornerà indietro quel boomerang rosso che fende l’aria come una rondine e taglia le nuvole macchiate di arancione in quel tramonto di fine estate? E lei, lei tornerà indietro?
Marco Balzano, dopo il successo internazionale di “Resto qui”, questa volta con il romanzo “Quando tornerò” ci consegna la storia di una donna costretta a lasciare la famiglia per fare la badante in Italia: “Le prime parole che ho imparato in Italia sono stati i nomi delle malattie, i principi attivi dei farmaci, le parti inferme del corpo. Quando me ne rendevo conto impietrivo.”
Una scelta dettata dall’amore per i figli, per donare loro l’istruzione e con essa un futuro economicamente protetto. Ma i figli non capiranno il gesto della madre e lo condanneranno con la loro sofferenza.
“Quando tornerò” è un racconto intenso che tocca un tema attualissimo: la questione della migrazione che come ci racconta l’autore nella nota finale, viene spesso ritenuta solo maschile, ma in realtà le statistiche raccontano qualcosa di molto diverso; due terzi dei migranti sono donne.
L’autore ci parla anche di un suo viaggio in Romania e dell’incontro con le comunità e le scuole dei left behind, gli “orfani bianchi”, bambini e ragazzi privi di uno dei genitori, il più delle volte le madri costrette a lasciare la famiglia per cercare lavoro altrove, in Italia, dove conoscono una diversa vita e i ritorni a casa si fanno sempre più infrequenti e le ripartenze si caricano di cicatrici.
“Quando tornerò” è un romanzo che parla della forza delle donne, che raccoglie e ci consegna queste vite segnate da domande; può una madre rimanere tale anche dopo essere stata distante per lungo tempo? Può il benessere economico occupare i sentimenti?
A riannodare lo sfilacciarsi dei legami è l’imprevisto, l’incidente che porterà il figlio in coma e la madre sarà al suo capezzale incurante delle voci di paese: questo è ciò che accade quando si è lontano e non si cura la famiglia, incurante di medici e infermiere che la vorrebbero fuori dai piedi e non lì, giorno e notte, ma è in quel dialogo a senso unico che lei racconta al figlio in coma la sua vita in Italia, i vecchi che ha accudito, lavato, curato, le loro parole talvolta cattive, la stanchezza che non l’abbandonava mai, la preoccupazione per i soldi da mandare a casa tenendo per sé solo il costo delle sigarette, quel sentirsi vecchia e la solitudine, totale solitudine.
“Le mie giornate finivano sempre sul balcone. Mettevo il giubbotto sopra il pigiama, rubavo le pantofole a Giovanni e mi accendevo una sigaretta. […] Dopo aver fumato ti telefonavo. Lo so, non avevo mai niente da raccontare, ti chiedevo sempre le stesse cose, me lo rinfacciavi in continuazione. Ma cominci a capire quali erano le mie giornate? Mi sentivo svuotata. Ero solo affamata di te.”Balzano ha dato voce a chi voce non ne ha, a vite che ci passano accanto e che il più delle volte non raccogliamo e la storia termina con un ultimo “quando tornerò” che è la metafora del boomerang e della vita che vola e ricade però se tu sei pronto, se hai capito la traiettoria del lancio allora puoi saltare e riafferrare ciò che credevi aver perduto.