I 1.234 morti di Covid-19, in provincia di Trento, torneranno a “vivere”, nella memoria e nel ricordo, in una sera di inizio settembre, con un Oratorio al cimitero monumentale di Trento. Un luogo simbolo per abbracciare in uno le vittime sepolte negli oltre 450 cimiteri della città e delle valli.
L’idea di Renzo Fracalossi, autore, regista e attore di teatro (è presidente del Club Armonia) è stata fatta propria da un gruppo di amici (docenti di musica in Conservatori e licei: Marina Giovannini, Giuseppe Calliari e Sandro Filippi). Nel progetto, in avanzata fase di elaborazione, sono coinvolti il coro della SAT, il coro Filarmonico Trentino, il coro Vox Cordis di Fornace (dir. Mauro Cristelli), gli ottoni del Conservatorio di Bolzano e il Club Armonia. Una serata fra le tombe che “la falze, a tondo a tondo” ha alimentato in misura straordinaria in questi venti mesi di pandemia. Un oratorio per Cori e voci narranti che prende spunti dalla tradizione internazionale, quasi una Spoon River comunitaria.
Sotto i colonnati si disporranno i Cori e l’ensemble strumentale degli ottoni, con l’introduzione di un dolente corteo funebre accompagnato dalla “Funeral music” di H. Purcell. L’introduzione sarà affidata ad un frammento didascalico delle Danze Macabre che, fin dal Medioevo, ammoniscono i viventi dagli affreschi delle cappelle cimiteriali di Pinzolo e di Clusone in val Seriana.
Il coro Filarmonico trentino eseguirà il brano “Ruth wohl” di Marina Giovannini cui seguirà la recita di un passo del “Laudario di Cortona”: “Chi vole lo mondo disprezare/ sempre la morte dea pensare”.
Sarà quindi la volta del coro della Sat con “Komm süsser Tod” e “La sposa morta”.
Ad un attore sarà invece affidato il testo di un “Canto funebre degli indiani Navajo” (“Io sono mille venti che soffiano, sono la tenera stella che brilla nella notte, non piangere sulla mia tomba. Io non sono lì”). Poi Pablo Neruda, con la lirica: “Amore mio, se muoio e tu non muori”. Il coro Filarmonico Trentino affronterà l’esecuzione del “Requiem” di G. Puccini, alla quale seguirà un breve brano tratto dal poema di Y. Katznelson, il “canto del popolo ebraico massacrato”.
Nella notte di settembre, al cimitero di Trento, sarà eseguita dal coro Vox Cordis la sequenza gregoriana del “Dies Irae”. Un frate leggerà il Cantico dei Cantici dalla Torah. L’attore che vestirà i panni della Morte proporrà una riflessione sui “Numeri. Sulle mille e mille esistenze sradicate dalla storia personale, ridotte a numeri anonimi su tabelle buone solo per la statistica demografica.
Nuovamente il “Dies Irae” eseguito dall’ensemble di ottoni. Vi farà da controcanto il “Cantico delle Creature” di Francesco d’Assisi: “Laudato sii, mi’ Signore, per sora nostra Morte corporale”. L’ultimo atto, prima della recita di un “Requiem”. Prima che la notte riavvolga come un sudario di rimpianto la memoria, le lacrime e le storie di ognuno e di ciascuno. Di chi se ne è andato oltre la soglia del tempo. Di chi è rimasto, almeno per ricordare.